Per un allenatore sono necessari diversi anni prima di raggiungere la piena maturazione. Lo sa benissimo Luciano Sanga che siede sulle panchine delle società bergamasche da 30 anni ininterrottamente. La prima esperienza risale alla stagione 1992/93 alla guida del settore giovanile dell’Entratico, città in cui vive. “Ho cominciato con la juniores, per poi salire all’ under 21 con cui abbiamo conquistato la vittoria del campionato. Successivamente sono passato alla prima squadra ottenendo anche una promozione dalla seconda categoria”. Dopo un anno a Bolgare ritorna nel proprio paese dove la società è cambiata prendendo il nome di US Cavallina, mentre nel 2003 guida gli allievi regionali della Nuova Albino per poi trasferirsi alla Forza & Costanza. “Senza nulla togliere a tutte le altre squadre, posso dire che il periodo a Martinengo è stato il migliore di tutta la mia carriera. Si tratta di una società gloriosa dove ho avuto la possibilità di crescere come mister e come persona, anche perché il rapporto con i vertici andava ben oltre i risultati sul campo. Se dovessi scegliere tre parole per descrivere il legame con la dirigenza sarebbero <<umanità, rispetto e competenza>>. Auguro a tutti di poter allenare un giorno la Forza & Costanza”.
Dopo tre stagioni, però, Sanga decide di non rinnovare la propria disponibilità. “È sicuramente il mio rammarico più grande. Dovevamo ancora giocare la finale playoff per accedere al campionato di Promozione quando il presidente Battista Bassani, il direttore sportivo Silvio Bianchi e il segretario Gianangelo Fasolini mi proposero di proseguire sulla panchina della squadra. Nessun allenatore era andato oltre ad un progetto triennale fino a quel momento, ma il giorno della finale contro la Fiorente comunicai il mio rifiuto poco prima dell’ingresso in campo: un errore di cui mi pento tuttora”.
Oscillando tra la seconda categoria e la promozione, Luciano guida diverse squadre della Bergamasca: Aurora Seriate, Albano, Sebinia, San Paolo d’Argon, Casazza e Romanese, Nuova Valcavallina e Calcinatese. “In questi anni ho conosciuto moltissimi ragazzi in campo. Solitamente instauro un rapporto umano e di fiducia con i miei calciatori: ritengo che sia la vera chiave per ottenere il massimo da loro. Mi piace spesso ripetere che con il tempo l’allenatore cambia, mentre l’uomo resta”. Ma non sono solo sportivi le persone di cui Luciano porta con sé un bel ricordo: “Sono in ottimi rapporti con diversi direttori sportivi che ho conosciuto durante la mia carriera, da Marco Mancin, Albino Trapletti e Ruggero Trapletti a Graziano Farinotti, Pierluigi Danesi e Giambattista Mombelli. Ricordo che durante la mia primissima esperienza come coach sono stato sostenuto da Armando Zappella, mentre successivamente Bianchi mi diede la possibilità di esprimere liberamente le mie idee e la mia persona”.
Nel 2021 arriva la svolta e Luciano abbraccia un progetto tutto nuovo, pensato e nato durante la pandemia del Covid-19. Si tratta dell’Athletic Brighela, una società calcistica che pone le fondamenta su ideali ben distanti da quelli di molte altre realtà, facendo dell’inclusione e dei rapporti umani i propri elementi distintivi. “La proposta è stata portata avanti da alcuni ragazzi di una squadra a 7 che durante la pandemia hanno contattato il Centro Lebowsky di Firenze per informarsi sulle dinamiche e le problematiche che un tentativo di questo tipo comporta”. Il Centro Lebowsky, infatti, nacque una decina di anni fa con presupposti simili e dopo le prime batoste ora gioca in promozione. Nella rosa compare pure il nome del talento spagnolo Borja Valero.
Luciano partecipa agli incontri di presentazione e, dopo alcune settimane di incertezza, decide di accettare l’incarico come allenatore. “Condivido assolutamente i valori proposti, ma intravedevo troppe difficoltà sul percorso. Ho titubato per qualche giorno, ma l’insistenza di mio figlio Filippo e del mio fidato collaboratore Adriano Ghilardi mi convinsero a provarci”. La squadra non gode dell’appoggio di alcuno sponsor, in quanto decide di autofinanziarsi grazie al sostegno di quelli che oggi sono più di 150 soci. A vestire la maglia rossonera, questi i colori della società, sono 30 ragazzi uniti dalla passione per il pallone. Il risultato finale è probabilmente la cosa meno importante per l’Athletic Brighela, che si fonda su ideali che trascendono il mondo del pallone. “Tra i calciatori vi sono 7 giovani migranti che sono arrivati in Italia dopo un viaggio a dir poco pericoloso. Abbiamo aiutato loro a trovare un alloggio e un’occupazione: la società mette a disposizione tutte le risorse di cui dispone per far sì che possano integrarsi e vivere nelle migliori condizioni possibili. Ad esempio uno dei nostri giocatori ha avuto la possibilità di seguire un corso per manovrare il muletto, indispensabile per svolgere il proprio lavoro”. Una filosofia che attira l’attenzione di un centinaio di fedelissimi tifosi. “Non ho mai visto un sostegno del genere nemmeno in promozione: ci seguono anche nelle trasferte più impervie”.
Alla prima partecipazione in terza categoria i risultati sono discreti e la squadra di Luciano Sanga si colloca a metà classifica: “Considero questo come un <<anno 0>> dal quale prendere spunto per migliorarci stagione dopo stagione. Ci sono diverse idee e abbiamo intenzione di portare avanti questo fantastico progetto”.

Luigi Colombo