REGGIO EMILIA
– Atalanta primissima, 1-0 al Lione e il maestro Gasperini che impartisce una vera lezione di calcio a tutto il mondo calcistico d’Europa. Quanto basta per esaltare una squadra, un tecnico, una società e, lasciatecelo dire, un popolo nerazzurro meraviglioso che è accorso in massa a Reggio Emilia. Si sono contati 13.925 spettatori. Adesso fino a lunedi ci divertiremo con in bussolotti di casa a estrarre dall’urna la prossima avversaria per i sedicesimi di finale. Il primo posto che, oltre ad un legittimo orgoglio per una squadra che non vedeva l’Europa da oltre ventisei anni, concede agevolazioni varie, soprattutto tecnico e tattiche. Poi quel che verrà dall’ urna di Nyon lo accetteremo volentieri, siano Atletico Madrid o Borussia, Sporting o Spartak Mosca. Dunque l’Atalanta ha vinto, ha dominato nel primo tempo e ha controllato nel secondo tempo, solo un brivido nel finale per il palo su punizione del presuntoso, seppur talentuoso Fekir mentre i nerazzurri, in modo particolare nel primo tempo, hanno costretto il Lione a star sulle e a rischiare il secondo gol. Giampiero Gasperini deve aver pensato: “Vogliamo una grande festa e allora che festa sia”. Così ha scelto di osare, un verbo che sicuramente fa parte del suo mantra filosofico, e contro una delle più forti squadre d’Europa, l’Olympique Lyonnais, ha schierato un trio super offensivo: Ilicic, Gomez e Petagna. Del resto contro i discendenti dei druidi che hanno come motto “avant, avant” non è il caso di rinchiudersi in difesa. Il popolo nerazzurro che ha sventolato vessilli e incitato i giocatori si merita lo spettacolo e l’Atalanta è stata di parola. Una manovra avvolgente che, come sempre quando la squadra è ispirata, comincia nelle zone laterali, una filiera dietro l’altra, soprattutto a sinistra con lo Spinazzola dei tempi migliori. E’ stato subito fuoco e fiamme, anzi fiammate: e una di queste è stato un gioco di fuochi d’artificio con protagonisti Petagna, Spinazzola, Hateboer e ancora Petagna che di testa si è fatto beffe dei due spilungoni difensivi del Lione, vale a dire Diakhaby e Marcelo. Sarà l’Europa, sarà la dimensione magica di queste notti ma l’Atalanta si esalta ed esalta. Non solo forza e astuzia ma anche movimenti essenziali e lineari anche asimmetrici, come sostiene da tempo uno che se ne intende come Giovanni Vavassori e, infatti, a sinistra Spinazzola, Gomez col sostegno fattivo di Freuler costringevano Rafael e Ferri a sfiancarsi ma anche a destra non si scherzava. La mossa astuta è stata quella di muovere una pedina come Petagna in orizzontale aprendo lo spazio per Ilicic. Il Lione si è, invece, infiammato subito con Mariano Diazi, e lì Berisha ha ribattuto, poi si è incartato, non è riuscito ad esprimere la sua velocità perché l’Atalanta non stava in trincea ma usciva con spingarde e lance ad attaccare. Tutto il primo tempo è stato così con una sola squadra in campo. Nella ripresa il Lione ha preso campo, ha tenuto un lungo possesso di palla, ha cercato l’offesa nell’area atalantina ma Berisha non ha corso pericoli, solo felice e contento ad ascoltare i cori del popolo nerazzurro dietro le sue spalle. Gasperini e Genesio hanno poi giocato un po’ a scacchi con mosse e contromosse. Ma solo un brivido con la punizione di finta sul palo all’ultimo minuto. Saremo di parte ma il Lione non avrebbe meritato il pareggio perché una sola squadra ha meritato la vittoria, il primato nel girone e la nome di sorpresa dell’Europa League: l’Atalanta.
Giacomo Mayer