“Ci vuole un fisico bestiale per resistere agli urti della vita, a quel che leggi sul giornale e certe volte anche alla sfiga”, cantava il grande Luca in uno dei suoi pezzi migliori. E io gli ho sempre creduto, al punto che è già da un po’ che vado in palestra almeno tre volte la settimana. Eppure l’ultima botta di questo mio 2024 zeppo di iella mi ha letteralmente steso al suolo, togliendomi ogni speranza sia in un futuro migliore che nel Paese dove vivo. Trenta dicembre, ore 15 e 10, sono sulla mia bella Pandina nuova e sto facendo una rotonda nel centro di Mantova a trenta all’ora quando un pirata della strada non si ferma a uno stop e mi centra in pieno con la sua macchina bianca e grossa scappando poi a zig zag nel traffico del capoluogo virgiliano. Succede tutto in una dozzina di secondi e l’urto è talmente violento che né io né chi è a bordo con me pensiamo a cercare di leggere il numero di targa di chi si è scontrato con noi fuggendo manco fosse al Gran Premio di Monza. Chiamiamo i vigili urbani, arrivano, sono in due, anche carini, soprattutto onesti. Partono cercando di rassicurarmi, “l’importante è che non vi siete fatti nulla…”,e io nel sarcasmo, di fronte a una serie di danni che non so quantificare, “va bé, non lamentiamoci, ci sono anche gli africani che non mangiano…”.Quindi mi spiegano le ragioni di chi mi ha distrutto la maghina,“sa con le norme appena introdotte dal nuovo codice della strada i pirati sono sempre di più. Chi è ubriaco o è strafatto scappa per paura di perdere la patente per anni. Oppure è uno che non ha l’assicurazione. Del resto c’è un sacco di gente che non può più permettersela”, e, io, ormai abbastanza sul nervosetto, “poverini, ci sarebbe da dargli una mano, fargli un bonifico istantaneo…”.In ultimo la definitiva doccia gelata, in stile “e ora sono cazzi tua”,“faremo tutto il possibile, c’è una telecamera, vedremo i filmati, ma non sarà semplice. Ci dia la sua mail, ci facciamo sentire noi nel caso ci siano delle novità”. “Ah bé”, io, trattenendo a stento la voglia di menare le mani, facendo dei respiri profondi, insomma affidandomi al poco che so riguardo alle discipline rilassanti orientali. Va così, non mi resta che piangere e pregare Gesù almeno tre orette al giorno, sperando nel suo intervento per far trovare ai vigili virgiliani il pirata e che quest’ultimo abbia l’assicurazione per risarcirmi. Altrimenti sarà un altro anno di lacrime e sangue. Maiale porco. Buon 2025 comunque, il mio, per un po’, in bicicletta.
Matteo Bonfanti
giovedì 2 Gennaio 2025