Inter – Atalanta 0-0INTER (4-3-1-2):
Rovida 6,5; Vezzoni (cap.) 5,5, Kinkoue 6, Sottini 6 (32′ st A. Moretti 5,5), C. Dimarco 6 (32′ st Tonoli 6,5); Boscolo Chio 6,5, Sangalli 6, Wieser 6 (11′ st Mirarchi ); Lindkvist 5 (11′ st Casadei 6); Bonfanti 5,5 (21′ st Satriano 5,5), Fonseca 6,5. A disp.: 12 Botis, 21 Basti (p), 15 Zanotti, 17 Goffi, 20 Iliev, 22 Akhalaia, 23 Fontanarosa. All.: Armando Madonna 6.
ATALANTA (3-5-2): Gelmi 5,5; Cittadini 6,5, Scalvini 7, Ruggeri 6; Ghislandi 7, Gyabuaa 7, Zuccon 6 (26′ st Giovane 6), Sidibe 5,5, Grassi 6; Italeng 5 (36′ st De Nipoti sv), Cortinovis (cap.) 6,5. A disp.: 12 Dajcar, 13 Scanagatta, 14 Hecko, 15 Berto, 16 Ceresoli, 17 G. Renault, 18 Oliveri, 20 Repa. All.: Massimo Brambilla 6,5.
Arbitro: Marini di Trieste 5 (Marchetti di Trento, Ferrari di Rovereto).
Note: espulso Sangalli al 40′ st per somma di ammonizioni. Ammoniti Sidibe, Italeng, Sangalli e A. Moretti per gioco scorretto. Tiri totali 6-12, nello specchio 4-4, respinti 1-2, parati 4-4, legni 0-2. Corner 2-9, recupero 0′ e 4′.
Milano – Gran gioco e belle trame, due legni e altrettanti punti persi. Eppure di là c’era la capolista. Occhiali inforcati da Massimo Brambilla e dal figlio di Zingonia Mindo Madonna, ovvero il pullman-bis dell’Inter ribadito a livello Primavera per dire di no all’Atalanta. Per fortuna, almeno, senza beffarla. Scarsina, comunque, quota 22 in chiusura del girone d’andata: un pareggino che zavorra la marcia verso i playoff dei bicampioni d’Italia in carica. Sabato 20 si va a Vinovo dalla Juventus (ore 17) al giro di boa; quindi la pausa, con aprile ad aprirsi al Centro Sportivo Bortolotti al cospetto del Milan.
Dribblato senza conseguenze lo scoglietto della girata di Fonseca in combutta con l’ex Virtus Bergamo Bonfanti (4′), la Baby Dea nonostante il forcing a corsie larghe non va comunque nemmeno vicina a rispondere alla telefonata di cortesia. Al 7′ Sottini si fa gabbare da Cortinovis dopo aver schermato l’ammollo di Grassi diretto allo spentissimo Italeng, ma in asse col fantasista avanzato a seconda punta Gyabuaa ottiene solo il primo corner di una serie lunghetta. Sul terzo, sempre del numero 10 di Monterosso, la seconda palla viene mal sfruttata appena da fuori da Zuccon che alza il mirino al mancino di controbalzo. I meneghini si concedono sporadici break e in genere vedono di più lo specchio, come Bonfanti che costringe Gelmi al tuffetto in presa dopo essersi fatto accarezzare la fronte all’altezza del secondo palo dal pallone dall’out opposto del fratellino d’arte Christian Dimarco. Il problema resta la conclusione, nel senso che non ci si arriva o quasi. All’alba del ventesimo, infatti, l’intesa tra il numero 10 e l’ex Parma si conferma affinandosi, senza che il secondo riesca a far di meglio di una ciabattata di mezzo esterno, mentre entro il poker di lancette al portiere di casa tocca smanacciare il traversone ghislandiano sull’apertura a due Sidibe-Zuccon.
Scorre il cronometro e almeno due chances vere arrivano proprio per il fantasista cittadino dai riccioli al vento. Il regista basso atalantino ci ritenta, colpendo stavolta la schiena del suo centrattacco, scollinata la mezzora al culmine del lavorio carsico tra la solita mezzala destra e l’esterno osiense, che al 34′ centra l’ennesima pallonessa: il ragazzo del 2001 con la fascia al braccio in acrobazia la colpisce col tacco, il riflesso di Rovida gli strozza l’esultanza in gola. I pericoli di marca interista non vanno oltre il paio, condito però dal caso da moviola, col calcetto in area di Zuccon a una cinquina dall’intervallo sulla percussione post angolo di Wieser: in precedenza, polveri bagnate per Fonseca, 180 gradi sulla profondità chiamatagli dal suo terzino sinistro (32′) per sparare alle stelle dai venticinque, e la sterzata del compagno di linea ai danni di Cittadini senza fare i conti con l’oste di nome Scalvini, prepotente nello stopparlo in uscita. Prima della pausa, il grande spreco, al 41′, perché l’innesco di Gyabuaa trova un Cortinovis che scivola scagliando addosso a Rovida dopo un bel taglio verso destra.
La ripresa si apre subito a spron battuto per i colori di Bergamo, anche se l’imprecisione regna ancora sovrana. Cominciano le danze la spizzata imperfetta di Scalvini (3′) incocciando di tempia la punizione lunga di Ghislandi e l’errore sottoporta di Grassi, raggiunto dalla scodellata dell’8 (4′) e capace di alzare da due passi sul rientro di Boscolo Chio. Una pausetta e la sgroppata del solito fuoriquota a destra (17′) produce il conato del prestito della prima squadra Ruggeri, che al volo becca il braccio del chioggiotto in ripiegamento; sul settimo calcio dalla bandierina (19′), no stress per opporsi al tiro-cross dal lato corto del capitano. Rischia parecchio di più il collega di Brusaporto, saracinesca abbassata sull’angolino mirato da Fonseca all’alba del ventesimo dopo l’erroraccio in disimpegno all’indietro dell’ivoriano che espone all’uno contro uno (perso) il centralone di Palazzolo sull’Oglio. Di qua ci si mette pure la sgabola, sotto forma del legno alla sinistra di Rovida preso in pieno da Italeng, nell’unico acuto personale del sabato pomeriggio, a correzione dello scavino di un Manu costantemente sugli scudi al servizio degli altri con la sua stessa maglia. Un’occasione (29′) piovuta dal nulla come l’amnesia del boy coi guanti (27′) che a momenti mandava in porta il nemico della volta precedente. La poco felice direzione di Marini, curiosamente omonimo del fischietto di Atalanta-Spezia dei grandi, si conclude con il secondo giallo a Sangalli, entrato sulla sfera più che su De Nipoti nel dischetto di centrocampo. A una quaterna dal novantesimo la zuccata loffia di Fonseca servito da Vezzoni virato a sinistra, a due Ruggeri scheggia la traversa su piazzato dalla destra, diretto sulla prima sbarra verticale difesa a mano aperta dall’estremo baluardo locale e ottenuto da Cittadini. Un corner corto per gridare al vento l’insoddisfazione per la mancata vittoria, idem con patate sulla diagonale di Tonoli per sbarrare il passo al leader alle soglie del recupero. Si lavora per la distorsione alla caviglia di Lukas Vorlicky, perché quando marca visita là davanti la luce è troppo a intermittenza.
Si.Fo.