Festa della liberazione anche per l’Atalanta. Il sontuoso 3-1 alla Roma ha parecchi significati: la prima vittoria casalinga contro una grande, una prestazione decisamente convincente e una nuova classifica ricca di stimoli con otto punti di vantaggio sul Bologna e dieci su Fiorentina, Udinese e Torino, avversario di sabato sera. La Champions è un sogno difficile e complicato ma la Dea è rientrata nel gruppo, una manciata di punti divide le quattro contendenti al quarto posto. Senza sovverchie illusioni finché la matematica lo consente. Comunque sia, è la vittoria di Gasperini che ha scelto con cura la formazione e poi , in corsa, ha cambiato ripetutamente l’assetto tattico dei centrocampisti, Mourinho si è presentato, a sua volta, con un undici rimaneggiato, causa gli impegni europei, ha cercato la supremazia di gioco e stavolta non ha affittato né pullman né tir davanti a Rui Patricio. Andiamo con ordine cominciando dalle scelte di Gasperini. Ha deciso la stessa tattica,vincente, dell’Olimpico (1-0 gol di Scalvini) col 3-4-2-1: Sportiello in porta, i tre difensori Toloi, in attesa di Pellegrini, Djimsiti un mostro su Abraham, Scalvini alle prese di Solbakken, poi il centrocampo: De Roon in posizione centrale, Ederson e Koopmeiners che giostrava, quasi a far girare la testa agli analisti della partita, il brasiliano a destra, pericolo costante per la retroguardia giallorossa, Koop a sinistra a dettare ritmi e tempi, Pasalic, spesso addosso a Cristante, a sostegno di uno Zapata finalmente in gran forma . Duvan non ha segnato ma è stato protagonista come assistman: sull’1-0 ha messo il pallone in mezzo per la girata volante e vincente di Pasalic, sul 2-0 ha conquistato con caparbietà un pallone e poi si è procurato la punizione decisiva battuta da Koopmeiners e trasformata in rete da Toloi. E anche l’atteggiamento è stato identico: squadra accorta, il cosiddetto baricentro basso, difesa impenetrabile ma senza arrocamenti particolari. Anche perché quando c’era l’occasione l’Atalanta s’affidava agli inserimenti sulla destra di Ederson che con i suoi movimenti e le serpentine, efficaci, sfondava abbastanza facilmente. La Roma continuava a manovrare soprattutto con Pellegrini e con qualche spunto di Zalewski, Solbakken non pervenuto e Abraham abbandonato ad un misero destino. Al termine della partita il possesso palla della Roma sfiorava il 65% ma per lunghi tratti è stato inutile, solo nel finale di partita ha prodotto un gol e un palo ma l’Atalanta era in vantaggio. Il primo gol dei nerazzurri arrivava al 39’ Scalvini conquistava, da sinsitra, un pallone, lo scambiava con Zapata che saltava Llorente e spediva al centro dell’area, al volo Pasalic spediva in rete per il suo secondo gol. Nel secondo tempo la “filosofia” di gioco non mutava: Roma al possesso, Atalanta guardinga ma sempre pronta ad offendere. Fino alla mezzora scaramucce da una parte e dall’altra: Abraham di testa sfiora l’incrocio dei pali su coss di Mancini, punizione di Koop, la posizione era un babà, che calciava sulla barriera, altre offensive giallorosse senza impensierire Sportiello anche se Mourinho inserisce il suo quartetto d’archi: Dybala, Spinazzola, Matic ed El Shaarawy. Alla mezzora esatta il raddoppio: fallo su Zapata sulla sinistra, punizione di Koop, quasi un calcio d’angolo corto, colpo di testa di Palomino, entrato in campo pochi secondi prima per infortunio di Djimsiti, respinta di Rui Patricio, Toloi ribadisce in rete, deviazione ininfluente di Llorente. Poi Gasperini prova con Hojlund e Demiral per Maehle e Pasalic ma la Roma, sempre più arrembante, accorcia con Pellegrini, lasciato solo da De Roon, lanciato da un colpo di tacco di Belotti, abbandonato da Demiral, che infila Sportiello alla sua sinistra. Esultano i giallorossi ma l’Atalanta realizza subito il 3-1: lancio di Zappacosta, Koopmeiners ci crede, pasticciano Rui Patricio e Llorente e Koop realizza il settimo gol stagionale. S’infortuna Dybala, contrasto con Palomino, s’infortuna Llorente e la Roma, quasi in nove, colpisce il palo, su punizione, col solito Pellegrini. Ma è questione di attimi poi Irrati fischia la fine.
Giacomo Mayer