Se si dovesse assegnare il voto a una realtà alla primissima partecipazione alle coppe europee versione baby, bisognerebbe affibbiare un bell’otto, anzi un dieci e lode, a tutti i giocatori della Primavera dell’Atalanta. Un serbatoio di talenti capace di rifornire da anni di plusvalenze i big targati Gian Piero Gasperini, da Alessandro Bastoni a Dejan Kulusevski passando per Musa Barrow. E anche di passare il girone con un crescendo irresistibile prima di arrendersi all’eliminatoria, l’ottavo di finale contro il Lione disputato giocoforza lontano dalla base. Si sarebbe dovuto giocare al Centro Sportivo Bortolotti di Zingonia il 3 marzo all’una.
Invece la Uefa, su pressioni degli ospiti, ma c’entra anche la decisione governativa di dipingere la Bergamasca a zona rossa, ha optato per il Centro Tecnico Federale di Coverciano. Né il campo neutro né la scontata formula a porte chiuse hanno impedito ai ragazzi di Massimo Brambilla di proporre il solito calcio gioioso e scoppiettante. Purtroppo il mese scarso di inattività per l’emergenza sanitaria ha fatto aggio sulla tenuta fisica sui 90 minuti, altrimenti anche la lotteria dei rigori sarebbe stata affrontata con più tranquillità e fermezza. Bravi lo stesso a tutti, hanno fatto sognare i tifosi nell’antipasto di Champions e onorato la memoria di Aldo Valerio. E adesso le pagelle, crudeli o esaltanti come sempre.
Gelmi 6: sul 2-2 ha dato l’impressione netta di poter fare meglio.
Ghislandi 7: nella catena di destra, stavolta, bagna il naso al pur tecnicissimo e rapidissimo compagno. Corre e scodella che è un piacere.
Okoli 5: dev’essere la prima volta che fa passare di tutto, o meglio decisamente troppo, su una zolla solitamente presidiata con fisicità e competenza.
Heidenreich 6: non convince nemmeno lui, ma la sponda per il matchball, vanificato da beffa al 94′ e tiri di rigore, il nazionale ceco l’aveva pur fatta.
Ruggeri 6,5: costretto spesso in ripiegamento, non riesce ad aprire le ali come vorrebbe e saprebbe fare. Bene da fermo, grazie al piede rotondissimo.
Gyabuaa 6: un altro che ha mostrato di soffrire la pausa senza fine in campionato (stop dopo il Pescara, 15 febbraio), perché la discontinuità non è mai stata cosa sua (50′ st Kobacki sv).
Guth 6: parte bene con una regia attenta e puntuale, ma si perde un po’ a causa della mancanza del cambio di passo quando la contesa si avvampa.
Cortinovis 7: lanci, filtranti, invenzioni e pallonesse illuminanti, ma non lampi nel buio perché dalla cintola in su li accendono almeno in tre. Se non fosse per quella botta al novantesimo, forse si sarebbe scongiurato il pericolo della palla lunga del 3-3 ospite (46′ st Finardi sv).
Traore 6,5: l’ombra di un mezzo rigore oltre il lato corto nell’ultimo contrasto nei 90′ è difficile da mandar via, ma va sottolineato che non era brillante come al solito. Sprazzi di calcio d’autore sì, li abbiamo visti. Ma in Europa le corrente alternata genera blackout nel risultato finale.
Piccoli 8: due pentole e niente coperchio proprio in chiusura di menù, peccato. Ma il suo l’ha fatto, dando tutto. Anzi, molto di più. Il cuore è pazzesco, l’attaccamento ai colori idem, la tecnica giusto da affinare di un amen. Il coraggio di tirare il calcio di rigore, degregorianamente, non gliel’avrebbe tolto manco il Padreterno. 8 centri in 7 gare in Youth League sono qualcosa di epico. Gran giocatore di piede e di testa, in tutti i sensi. Fa 30 e gli è mancato solo il 31.
Cambiaghi 8: capitano coraggioso che se serve rientra in copertura e soprattutto entra, col piede e col cervello, in almeno un terzo delle azioni chiave della squadra (50′ st Brogni sv).
All. Brambilla 7,5: panchina poco profonda e niente Da Riva, che con la sua fisicità si sarebbe mangiato il reparto di mezzo avversario. Eppure i suoi, che aveva avvertito alla vigilia circa il rischio di pagare cogli interessi ogni più piccola amnesia, hanno proposto un football bello e spensierato che nemmeno in Brasile. Se esisterà un dopo Gasperini, non potrà che essere suo: persona educata, corretta, di grandi e inattaccabili valori, gran conoscitore del gioco e delle persone. Difficili da tirar su senza grilli per la testa, a quell’età. Il Signor Brambilla ci riesce dai tempi dello scudetto Under 17 nel 2016 coi Melegoni, Bastoni (31 milioni incassati, la sua magia più grande e celebrata), Delprato, Capone e Latte Lath.
Simone Fornoni