Gollini 10:

tre timbri sull’incredibile e storico passaggio agli ottavi di finale di Champions League dell’Atalanta. Parliamo innanzitutto della fenomenale parata salva-risultato al 36’ del primo tempo, una prodezza d’istinto sull’incornata da due passi, a botta sicura, di Junior Moraes. Ma sono straordinari anche i due interventi nella ripresa: al 18’, sempre sul numero dieci avversario, bordata dal dischetto neutralizzata da campione, e al 45’ quando il nostro Gollo va a prendere una sassata di Patrick destinata all’angolino. L’Atalanta ha un portiere fantastico, ora arriveranno a chiedercelo sia le big italiane che quelle europee, diciamogli di no, perché Gollini è un elemento strettamente necessario per continuare questa lunghissima favola bergamasca.

Masiello 8: la Dea rischia poco o nulla, soprattutto per merito di una difesa da urlo, che non sbaglia un pallone che sia uno. Nella sua zona c’è il cliente più difficile, Tete, che è una scheggia. Lui lo annulla con la solita straordinaria intelligenza, aspettandolo al varco, portandolo sempre verso la bandierina del corner, dove l’avversario s’incarta e non può fare male. Elegante, in un paio di occasioni si traveste da Toloi, facendo ripartire l’azione nerazzurra. Perfetto fino a quando sta in campo (15’ st Malinovskyi 9: entra e l’Atalanta gioca la mezz’ora più spettacolare e travolgente della sua storia. Il merito è anche suo, che con le sue accelerazioni spacca in due il centrocampo dello Shakhtar, club in cui è cresciuto e che in questo momento, siamo sicuri, si starà mangiando le mani per averlo lasciato andare via troppo presto. Delizioso l’assist che porta Pasalic a firmare il raddoppio).

Palomino 8: solito fenomenale Palomino. Junior Moraes è un attaccante letale, ma non in questa partita, non contro il centrale argentino dell’Atalanta, che lo annulla giocando sempre da anticipo, senza mai fargli un fallo. Lo perde in una sola occasione, al 18’, in un’azione sporca, un po’ casuale, Gollini fa la prodezza e il pericolo è sventato. Piace tantissimo quando nel secondo tempo si butta anche lui in avanti a cercare il gol qualificazione.

Djimsiti 9: quanto sta crescendo il ragazzo albanese? Altra partita da campione, l’ennesima della sua meravigliosa stagione, dove vince contrasti su contrasti, umiliando, a turno, giocatori del calibro di Kovalenko e Taison, due che in estate erano finiti nel mirino delle big del calcio europeo. Di fronte allo strapotere fisico del difensore nerazzurro i talentuosi avversari sembrano piccoli piccoli. Come col Verona, anche in Ucraina prova a segnare, al 6’ della ripresa, con la partita sullo 0-0. E’ sfortunato e ci va solo vicino. Sempre più indispensabile, un gigante. Complimenti.

Castagne 10: inesauribile cavallo pazzo in fascia. Prima mezzoretta passata a prendere le misure a un Dodò che sembra andare a mille all’ora. Lui lo ferma e riparte, innescando, a turno, gli ispirati giocatori che formano l’attacco nerazzurro. Nella ripresa diventa un fenomeno, firma il vantaggio dell’Atalanta con classe e straordinaria determinazione, parte palla al piede creando pericoli a ripetizione, mette lo zampino nel terzo gol nerazzurro con l’ennesimo leggendario coast to coast. La sua miglior partita di sempre. Fantastico.

De Roon 9: fa legna come sempre, ma da qualche tempo alza anche spesso la testa partendo palla al piede per far ripartire i compagni. Come tutti gli atalantini sta attraversando un periodo di forma stratosferico. Lo vedi in difesa, un attimo dopo è a centrocampo, per poi correre a farsi trovare in mezzo all’area avversaria, nel caso ci fosse una palla sporca da buttare in rete. E ti chiedi come fa…

Freuler 9: questa volta più architetto che operaio, con la palla che passa sempre dai suoi piedi, per poi finire su quelli del Papu, che inventa. Verticalizzazioni intelligenti unite alla solita garra. Anche lui nella partita migliore giocata con la maglia dell’Atalanta, senza la minima sbavatura, col pallone perennemente attaccato, che non perde mai. Ingiusta l’ammonizione che si becca dopo aver fatto un incredibile e spettacolare recupero da centometrista su Taison. Nel finale un frustrato Dodò gli tira un cartone, beccandosi il sacrosanto rosso, se il brasiliano lo fa, poverino, è perché Freuler gliel’ha portata via un’altra volta. Grandissimissimo.

Gosens 9: fa il terzo gol ed è il giusto premio a una partita stellare. Avanti e indietro in fascia a recuperare palloni su palloni, a inventare trame di gioco per i tre in avanti. Non è un caso se la prima rete dell’Atalanta parta proprio da una sua giocata, con l’intelligente assist a Muriel, che la passa al Papu, che poi manda in porta Castagne. Come il resto della banda, anche Gosens non sbaglia un passaggio che sia uno nonostante giochi a mille all’ora. E solo i grandissimi sanno farlo.

Pasalic 10: dall’assist un po’ sfigato che gli fa Muriel al 4’ del primo tempo e che lo fa un po’ incazzare fino al meritato golasso che firma al 34’ della ripresa e che, di fatto, chiude la contesa consegnando gli ottavi di Champions League all’Atalanta, in mezzo più di un’ora di grande calcio. Che Pasalic, signori e signori, finte, scatti, aperture, chiusure. E un complimento grande e grosso fatto da un calciatore che ha fatto la storia della Dea, Billy Bigliardi, qui con noi in redazione a vedere la sfida giocata in Ucraina: “Mario è un campione, col Papu il più forte di questa squadra fenomenale”.

Muriel 7: a noi Luis piace da matti, anche se  ci fa sempre incazzare come bestie, perché ci ricorda il Ronaldo che la risolveva ogni volta all’Inter di Moratti, ma sempre andandoci a un passo, senza l’impegno bestiale del Fenomeno che andava in porta da solo. Poi però riguardi a mente la prima ora di partita e Muriel c’è in tutte le azioni pericolose, vantaggio atalantino compreso che nasce sostanzialmente da una sua invenzione. Spesso picchiato duro. A inizio ripresa viene graziato dall’arbitro, avesse preso il secondo giallo, per la Dea si sarebbe messa malissimo perché si era ancora sullo 0-0 (26′ st Ibañez 7: praticamente all’esordio con la maglia dell’Atalanta viene buttato nella mischia da quel folle sognatore che di cognome fa Gasperini. Entra e fa una cazzata, un liscio d’altri tempi, poi però si dimentica dell’emozione e diventa un leone. Da rivedere dall’inizio).

Gomez 10: immenso come sempre per via della classe, il solito assist geniale che porta Castagne a firmare il vantaggio nerazzurro, poi una decina di palle gol che partono dal suo piede fatato nel primo tempo, altrettante nella ripresa, quindi i soliti tunnel e una dozzina di falli subiti rialzandosi immediatamente. Non perde mai un pallone, corre come un ossesso. A Bergamo il Papu è diventato uno spot del calcio, rappresenta ogni volta il bello del pallone, il meglio che c’è. In campo come durante l’intervista post partita, quando con un’umiltà imbarazzante racconta: “Sto vivendo un sogno, grazie a tutti, grazie a Bergamo” (44’ st Hateboer sv: messo dal Gasp solo per permettere ai tifosi bergamaschi di omaggiare il loro capitano).

Gasperini 10: Costacurta lo paragona al Sacchi del Milan che si regalò il 5-0 al Real Madrid nella Champions che allora si chiamava Coppa dei Campioni. Ed è proprio così, Gasp ha fatto il miracolo, ha portato quella che prima di lui era una provinciale che lottava per la salvezza, a essere una delle sedici squadre più forti che ci sono in Europa. Oggi la Dea ha creato la bellezza di ventiquattro occasioni, ha fatto tre gol, ha tenuto costantemente il pallino del gioco, ha dato l’impressione di essere straordinariamente superiore allo Shakhtar, che, badate bene, è una signora squadra con fior di giocatori, e lo ha fatto lontano da casa sua, in trasferta, a chilometri e chilometri dal Gewiss Stadium. Gioco, ma anche fantasia al potere, inevitabile che anche De Laurentiis si sia accodato ai tantissimi presidenti che lo vogliono come allenatore. Ma il Gasp, che come tutti i geni è un uomo un sacco romantico, siamo certi che resterà con noi ancora per tantissimo tempo, riuscendo un giorno non lontano nel suo sogno: lo scudetto (o addirittura la Champions) a Bergamo, la città che ama e a cui dedica la qualificazione a fine partita. Eroe moderno, persona, semplicemente, bellissima.

I cinquecento bergamaschi in trasferta 10: che dire? Intanto grazie… A tratti i bergamaschi in Ucraina sono commoventi. Cantano e si sentono solo loro, nonostante i tifosi dello Shakhtar siano ventiseimila. Solo questo, altro che dodicesimo uomo, i bergamaschi sono anche il tredicesimo, il quattordicesimo, il quindicesimo, il sedicesimo e il diciassettesimo… Immensi, come immensa è Bergamo, che ora è a festeggiare lo storico traguardo in piazza. E noi, appena finito il nostro lavoro, saremo lì a brindare.

Matteo Bonfanti