Gollini 8:

tantissima qualità, come sempre. Subito a freddo il gol di Sterling, tiro a giro da due passi pressoché imparabile, compie un miracolo su Mahrez poco dopo la mezz’ora del primo tempo, quindi intuisce il rigore, calciato a lato da un triste e spaventato Jesus. Nella ripresa osserva da lontano l’arrembaggio dei compagni, rispondendo alla grande su una manciata di palloni vaganti nell’area atalantina. Perché Donnarumma e non il nostro Gollo titolare in Nazionale?

Toloi 8: il compito è difficilissimo, si chiama Sterling, il più forte giocatore che c’è in questo momento sul pianeta Terra. Nel primo quarto d’ora il ragazzotto di origine giamaicana ne fa di ogni, anche un gol, questo perché è poco chiaro se il compito di fermarlo sia, appunto, del brasiliano oppure di Hateboer. Acquisito che i mezzi per limitarlo ce li ha Rafa, il difensore inizia una partita da campione. Non solo diventa il muro su cui va sbattere il fenomenale numero sette (e il fallo su Sterling al 39′ è assai intelligente perché evita il colpo del ko), ma pure il giocatore nerazzurro da cui spesso partono le iniziative offensive della Dea. Piedi buoni, testa alta e nessuna paura. Ci piacerebbe, anche solo una volta, vederlo nella stessa posizione che l’ex compagno Mancini ricopre oggi alla grande con la maglia della Roma, venti metri più avanti, centrocampista centrale.

Palomino 8,5: prima Jesus, astro nascente del calcio carioca, poi Aguero, uno che se gli dai un centimetro ti pappa a colazione, il centrale centralissimo del trio di difesa nerazzurro lotta come un leone, a nostro parere vincendo entrambi i duelli. Meglio, rispetto al solito, anche quando è chiamato ad impostare, dove spesso serve sulla corsa l’ispiratissimo Pasalic. E proprio da un suo illuminante passaggio al Papu l’inizio dell’azione che porta all’1-1.

Djimsiti 8: grinta da vendere, concentrazione da mostro del pallone, forma alle stelle. Lo spauracchio Mehrez non ne prende una. Pep Guardiola capisce che contro il Djmsiti di oggi non si va da nessuna parte e allora tenta di sfondare a destra mettendo lì Bernardo Silva, che non passa mai, ma finisce sempre sulla zona della bandierina, perdendo il pallone. Da campione la chiusura su Sterling nella ripresa, qualcosa da far vedere ai ragazzini dei vivai.

Hateboer 6,5: malissimo in avvio, dove gli brucia il pallone tra i piedi, probabilmente per la paura di un’altra goleada del City, e non sembra lui. Poi però, col passare dei minuti, torna ad essere il cavallone nerazzurro in grado di farsi la fascia centinaia di volte. L’ottimo secondo tempo della banda di Gasperini, a nostro parere il migliore della storia dell’Atalanta, si deve anche a lui.

De Roon 6,5: erroraccio su un rilancio all’inizio della partita e nasce il gol del City. Con addosso un fardello del genere, il mastino del centrocampo nerazzurro parte facendo una fatica boia, finendo in mezzo al trio delle meraviglie Gundogan-De Bruyne-Bernardo Silva che non gliela fanno mai vedere. Tutt’altra storia nella ripresa, col mediano trasformato, a lottare su ogni pallone, in un costante pressing sui portatori di palla, immobilizzando, di fatto, gli ispiratori delle trame disegnate da Guardiola.

Freuler 7: tanta legna. Come De Roon primo tempo in affanno contro i giocolieri della mediana del City, poi si ricorda di essere Freuler e inizia a mangiare le caviglie degli avversari, risultando determinante perché i fenomeni inglesi non si rendono più pericolosi (39’ st Malinovskyi sv: pochissimi minuti giocati, nel momento in cui il City perde tempo perché ha una fottuta paura di perderla. Batte una  punizione delle sue, ma non gli va bene perché è troppo centrale).

Castagne 6,5: come il dirimpettaio Hateboer. All’inizio sembra un comico, spaventato, guerriero a cui non riesce manco uno stop fatto bene. Poi però si rende conto che la battaglia col City non è persa in partenza e inizia a macinare chilometri, regalando cross, scatti e contro scatti, risultando, anche lui, un altro punto di forza di questa meravigliosa banda in nerazzurro (47’ st Muriel sv: il sogno di vederlo in campo esaudito, ma solo per pochissimi attimi).

Gomez 9: intanto vederlo mentre porta avanti il pallone, accarezzandolo, è moltissimo della bellezza del calcio, poi una dozzina di dribbling riusciti su Otamendi e Cancelo, due fortissimi, ma non per il Papu, un piccolo-gigante del football. L’impressione di stasera è che sia più forte di quelli che giocano nel City, il che fa capire quanto sia mostruoso in questo momento il capitano dell’Atalanta, che s’inventa il pareggio, servendo quel delizioso pallone a Pasalic, e pure l’azione che, se Ilicic non fosse stato steso, avrebbe portato alla vittoria dell’Atalanta.

Pasalic 8,5: ma quanto è diventato forte il croato? Nel primo tempo è tra i pochissimi a ragionarla sempre, evitando di buttare via il pallone a casaccio. Poi, nella ripresa, chili e chili di intelligenza tattica, prendendo il pallone a centrocampo e buttandosi verso l’area del City, velocissimo e senza paura, creando tre delle sei occasionissime nerazzurre. Bello anche il gol, un’incornata che rimarrà nella storia dell’Atalanta.

Ilicic 9: come il Papu, oggi quei due sono tantissimo della bellezza del calcio, non solo a livello italiano, ma pure in una dimensione europea. Colpisce che ha sempre il pallone tra i piedi, anche quando lo pestano, non lo perde mai, e i difensori del City lo menano, a turno, per non farsi cacciare fuori dall’arbitro. Delizioso quando s’invola verso la porta degli inglesi per fare il meritatissimo 2-1. Lo stendono per la decima volta, con Claudio Bravo, il portiere, che viene giustamente espulso. Resta un dispiacere: sarebbe stato il gol più importante nella secolare e straordinaria storia dell’Atalanta.

Gasperini 8: leggi la formazione e non lo capisci, perché vorresti Muriel e Malinovskyi, i due fenomeni nerazzurri, subito in campo. Poi nel secondo tempo quando l’Atalanta sembra il City e il City pare il Lecce capisci che quell’uomo è un genio proprio per quelle due mosse lì che non ti andavano giù. Ilicic centravanti è una delizia degli occhi ed è pure imprendibile e Pasalic in regia è un’iradiddio.

Matteo Bonfanti