Le cosiddette “finestre” imposte dalle Federazioni Nazionali, ormai da molto tempo caratterizzano i calendari degli impegni dei club e questo è un dato di fatto. Da questa regola non deroga neppure l’Atalanta che, rispetto ad anni in cui la rosa non veniva coinvolta da convocazioni per le rappresentative nazionali, ora si trova proiettata nel gotha del calcio, mettendo a disposizione buona parte dei componenti della squadra per gli impegni internazionali dei propri giocatori stranieri. Se da un lato tale salto di qualità non può che inorgoglire i tifosi e premiare la Società che con lungimiranza ha scelto negli ultimi anni giocatori giunti a Bergamo per farli crescere e portati ad un livello molto alto, dall’altro purtroppo toglie alla gestione dell’allenatore un gruppo che necessariamente, come in ciascun club, ha bisogno di allenamenti costanti.
Tutto ciò può avere una logica in situazione normale e rappresenta il “prezzo da pagare” per il fatto di avere una rosa competitiva, ma appare non del tutto giustificabile la sua attuazione nell’attuale crisi pandemica. Abbiamo tutti sotto gli occhi i continui casi di giocatori positivi ed isolati che hanno in qualche caso decimato le squadre, a tutto danno della qualità del gioco e dell’equità sportiva che dovrebbe mettere tutte le contendenti sullo stesso piano di opportunità. Con molta fatica, inutile nasconderlo, anche i campionati nazionali sono costantemente a rischio di sospensione per una situazione sanitaria che preoccupa ben oltre gli eventi sportivi.
Per questo motivo appare bizzarra l’insistenza delle Confederazioni Internazionali (Uefa, Fifa ma anche le altre Federazioni continentali) di voler proseguire con gli impegni ufficiali. I nostri 15 atleti passeranno non meno di dieci giorni lontano da Bergamo e complessivamente dovranno sostenere (se impegnati in campo) olte 30 partite visitando l’Europa da Nord a Sud, da Est a Ovest tra Reykjavìk, Istanbul, Siviglia e Chorzow, ma anche il Sud America tra Buenos Aires, Quito, Lima e Barranquilla. Insomma, un giro del mondo che verrà affrontato nel pieno di una pandemia planetaria. Sul piano squisitamente sportivo, escludendo le qualificazioni mondiali del Sud America, forse si sarebbe potuto “congelare” la Nation League annullando invece “d’ufficio” inutili e dispendiose – sotto il piano fisico ma anche organizzativo e logistico – improbabili amichevoli. Si è assistito in estate alle finali europee gestite all’interno di “bolle” come ora vengono definite, proprio per evitare spostamenti ed ulteriori occasioni di contatto. Questo metodo, vista la frammentazione di gare, oggi sarebbe impossibile e allora meglio sarebbe stato prendere atto che il torneo affiancato alle competizioni storiche (Europei, Mondiali), interessante nella formula, non corrisponde alle attuali esigenze che superano di gran lunga qualsiasi motivazione economica (soprattutto in fatto di contratti di sponsorizzazione o altro) peraltro neppure giustificata da “ritorni” al botteghino visto che quasi tutte le gare si svolgeranno a porte chiuse o quasi.
Sono solo considerazioni in libertà che avrebbero bisogno di un contraddittorio ma che in questa sede sono senza una risposta plausibile. Non resta che prenderne atto, consolandoci con la certezza che il nome di Bergamo e dell’Atalanta verranno nominati in questi prossimi dieci giorni in tante lingue ed in tutto il mondo, sperando solo che a tanta visibilità non corrisponda poi un costo troppo alto da pagare….
Giuseppe De Carli
mercoledì 11 Novembre 2020