Per via dei miei trascorsi affettivi da mamma in poi, per la totalità donne intente al riassetto, ma di soppiatto, insomma nei ritagli di tempo e senza menarmela quasi mai del disordine che non so perché mi segue ovunque vivo e/o lavoro, ero sicuro che in Italia le case fossero autopulenti. Mi spiego meglio, pensavo che qui da noi gli appartamenti, dico sia quelli in centro che quelli che stanno nell’hinterland, avessero il potere di sistemarsi da soli. Con questa mirabile convinzione, quando alcuni mesi fa sono andato a vivere in singletudine, ero abbastanza sicuro che la tana scelta, la mansardina di pregio in via Malfassi 6, si sarebbe messa di suo a dare una serie di spazzatine mentre dormivo, facendomi anche qualche lavata di tanto in tanto. Non è andata così, anzi, non solo la mia casina non ha mai rimesso in ordine il caos creato dalla mia presenza serale, ma ha peggiorato la situazione iniziando a bere, va detto, molto probabilmente per disperazione. Prove non ne ho, ma diversi indizi mi portano a dire che il mio monolocale abbia dei seri problemi di alcolismo, a riprova le bottiglie vuote che trovo sul tavolo della cucina ogni mattina, soprattutto birrette, Tennents per la maggior parte, e bocce finite di Amaro del Capo. Ora, accusare a caso un qualunque compagno di viaggio, che sia un amico, un cane, un gatto, un figliolo, una fidanzatina, un’amante, un paio di scarpe o, come nel mio personale caso, una casina che ti ha accolto quando rischiavi di finire a dormire in una Fiat Panda dell’anno 2006, non è mai bello. Resta che l’altra sera sono tornato e la situazione era pesante, la tana si era scolata le ultime birre in frigor, tre Icnusine, e barcollava. Si era fatta da mangiare una pasta al pesto, lasciando tutto intorno diversi residui di penne, un piatto sporco e un posacenere strapieno di mozzi. Facendo uno slalom di un certo livello tra i vestiti lasciati a riposare sul pavimento, sono arrivato al lettone. E lì, tra centinaia di calzini neri spaiati, le ho parlato, “mansardina mia, così non va, pare Trainspotting”. Ferita nell’orgoglio di casa, ha messo il muso e non mi ha minimamente risposto. Le ho riparlato, “se non ti dai una regolata, succede che arrivano i ratti giganti e i serpenti della giungla a mangiarci”. Lei è di nuovo rimasta muta, io ho capito che era nel chi tace acconsente. E l’ho rassicurata, le ho detto: “Bellina, ne verremo fuori insieme chiedendo aiuto a chi ci ha sempre voluto bene”, mio figlio Zeno e due dei suoi amici più cari, Sexy Sedy e Adam Clayton, che oggi le sono state accanto, tirandola a lucido da cima a fondo. Tutto questo per dire che i nostri ragazzi, di cui alcuni giornali parlano spesso male, sono invece giovani d’oro, pronti a soccorrere le mansardine di periferia che stanno soffrendo a causa della solitudine legata agli anni che avanzano. Cuori.
Matteo Bonfanti
Nella foto: Sexy Sedy, Ze e Adam Clayton finito di pulire la tana di via Malfassi 6, tre magnifici omini delle pulizie
