Non sono leghista, non sono del Pd, ma manco dei Cinque Stelle. Sono un giornalista, non posso essere di nessun partito. Per di più sono un cronista sportivo e non riesco neppure più a tifare per una squadra. Voglio bene all’Atalanta per la sua gente, che è pure la mia, ma dopo questa malattia spero che in questo casino si salvi dalla B pure il Brescia, città che ha passato l’identica sofferenza. E poi sono felice per il Milan, che è la passione dei miei due babbi, Marco, quello naturale, e Erni, quell’altro, lo splendido marito di mia mamma, la Vale, la mia amata mammina che è di Bologna, altra società che ho nel cuore. Poi il Lecco, perché per caso sono nato e cresciuto lì, quindi il Verona, che è l’Hellas di Marco, uno dei miei amici più cari, infine l’Inter e la Juve, che begano e mi fanno divertire se lottano per lo scudetto.
Insomma non sono uno schierato, di quelli che hanno una tessera, che sia di partito o che sia un abbonamento, e non ce l’ho con chi ogni anno ne sottoscrive una, due o tre. Semplicemente io non riesco, ho questa cosa addosso che mi fa sentire che la vita è bella perché è zeppa di dubbi, incertezze, riflessioni, cambiamenti. Nel passato così come adesso che siamo pieni di domande senza risposte.
Ho le miei idee, due, che sono anche tante in questo tempo. La prima che tutti abbiano sempre almeno abbastanza, senza più i ricchi, che soffrono come bestie perché hanno troppo e sprecano l’esistenza a difenderlo, né i poveri, che, se non hai i soldi, mangiare ogni giorno è un cinema, il massimo del casino, pari pari a perdere un grande amore. La seconda che non servano più carte d’identità, cartine, permessi di soggiorno, cazzi e mazzi per spostarsi, un po’ perché sono disordinato e perdo tutto, tanto perché credo che nascere in un posto non significhi niente. Capita. Molto più importante dove una persona trovi il posto più adatto per far vivere bene il proprio corpo e il proprio cuore.
Resta che Travaglio e la De Gregorio, due che tra l’altro mi sono sempre piaciuti da matti per come scrivono, si mettano a menare il torrone su noi che abitiamo in Lombardia, mi dà fastidio. Mi fa incazzare lo stereotipo dello zotico, che dai loro racconti sembriamo tutti il prototipo del demente, ignorantone e cerebroleso.
Non ho un senso di appartenenza, ma penso che si sbaglino, perché se l’Italia riuscirà a ripartire, sarà, come spesso accaduto, grazie alla nostra regione, che ha pure delle miserie, soprattutto politiche, ma anche splendide grandezze in ogni campo.
Matteo Bonfanti