Verrebbe da dire la scoperta dell’acqua calda… C’era una volta il fattore campo. C’era prima del virus, con gli stadi aperti e il pubblico che si faceva sentire. E a Bergamo si faceva sentire eccome. E per l’Atalanta questo era un fattore decisivo, anche se, va detto, nel quadriennio gasperiniano la Dea ha fatto meglio complessivamente lontano dal suo fortino di viale Giulio Cesare dove, tra l’altro, ha sempre faticato moltissimo con le squadre in fondo alla classifica, come Palermo, Chievo, Empoli, Spal ecc.
Senza pubblico, con il silenzio, però qualcosa sta mancando. Lo dicono i numeri.
Sette gare casalinghe e appena sette punti.
E senza la vittoria al debutto il 4 ottobre contro il Cagliari, quando la Dea viaggiava a punteggio pieno e volava, il saldo sarebbe ancora più in rosso. Da quel 4 ottobre in poi appena quattro punti in sei partite casalinghe, un solo punto in campionato contro l’Inter con due sconfitte con Sampdoria e Verona, due punti in Champions in rimonta con Ajax e Midtjylland con la disastrosa sconfitta contro il Liverpool.
Sempre dalla gara contro il Cagliari appena due reti in campionato e sei incassate, in Champions tre segnate e otto prese, con un saldo di cinque palloni insaccati e tredici raccolti da Sportiello e Gollini in fondo alla rete. Questi sono i numeri.
Senza il popolo atalantino il Gewiss Stadium vuoto non è un fattore campo.
Fabrizio Carcano