Una volta si divideva tra il compito di mediano, preferibilmente destro, quando ancora si giocava col sistema, e di mezzala. Umile a pelo d’erba, 37 presenze e 2 reti di cui una alla Juventus in nove annate, ma onusto della gloria della Coppa Italia anche lui, quella che precedette appena la morte di papa Giovanni XXIII, al secolo Angelo Roncalli. Se n’è andato in punta di piedi a ricevere il premio dei giusti, ieri, a Crema, l’ottantaquattrenne Giorgio Veneri, il mantovano che pur quasi sempre da riserva, ma titolarissimo nella finalissima milanese del ’63, diede un contributo alla storia dell’Atalanta.

La società nerazzurra l’ha ricordato con una nota di cordoglio. “Atalanta in lutto. È scomparso Giorgio Veneri. Veneri, che ha vestito la maglia nerazzurra per ben nove stagioni – dal 1958 al 1967 -, fa parte dell’indimenticabile e storica Atalanta che, il 2 giugno 1963 a San Siro, superò in finale 3-1 il Torino conquistando la Coppa Italia”, si legge. In quel frangente il virgiliano se la giocò da mediano destro per consentire a Flemming Nielsen, assistman da fermo del vantaggio del triplettista Angelo Domenghini, di fare la mezzala in posizione più avanzata, lanciando poi Luciano Magistrelli per l’appoggio al secondo gol.

Veneri era ospite quasi fisso alla ‘Festa della Dea’ celebrata dai tifosi della Curva Nord fino al 2018. “Il Presidente Antonio Percassi e tutta la famiglia atalantina ricordano con grande affetto e commozione Giorgio Veneri e partecipano al dolore dei familiari ai quali sono rivolte le più sincere condoglianze. Ciao Giorgio…”, conclude il comunicato del club.

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