LECCE

– Prima sconfitta dell’Atalanta lontano da Bergamo, il Lecce con una prova gagliarda e generosa conquista con pieno merito i primi tre punti in “Via del Mare” . Errori, sbadataggini, errate valutazioni nello schierare la formazione iniziale da parte di Gasperini hanno causato la debacle che non ha attenuanti. I salentini sono stati bravi ad approfittarne correndo a più non posso, raddoppiando quando dovevano difendersi e ribadendo le offensive con sveltezza e anche precisione. Insomma un netto dominio con la forza della volontà, con un’aggressività inusitata che ha scardinato in fretta le certezze difensive degli atalantini. Due gol nel breve tempo di pochissimi minuti per errori marchiani hanno permesso al Lecce di conquistare legittimamente la vittoria e il gol di Zapata ha solo illuso l’Atalanta che, col passare del tempo, non è più riuscita a rimontare. Una lezione di calcio, un peccato di presunzione. Turnover massiccio, Gasperini non ha mezze misure e ne cambia ben nove rispetto alla partita di sabato sera col Napoli. Tornano Sportiello in porta, Djimsiti, Okoli e Ruggeri, che torna titolare dopo due anni (Atalanta-Inter 1-1), in difesa, esterni Soppy e Zortea, esordio assoluto dal primo minuto, in mezzo Ederson e De Roon, Pasalic trequartista, in attacco Zapata a sinistra e Malinovskyi a destra. Baroni è più “morigerato” e opera solo due variazioni, in difesa Pongracic per Umtiti e Di Francesco per Banda. Il Lecce ha cominciato a correre dal primo minuto ed ha continuato fino alla fine mentre l’Atalanta ha dato l’impressione di controllare ma invece è stato presa d’assalto da tutte le parti. La difesa dava segni di palesi incertezze soprattutto sulla destra con la coppia Gendrey- Strefezza ma anche a sinistra Soppy ha patito la vivacità e la voglia di lottare di Di Francesco. Aiutati da Colombo che ha strapazzato Okoli, protagonista di un vistoso regalo sull’azione del 2-0. Ecco, proprio i due gol hanno tramortito l’Atalanta. Arrivati in pochi minuti e causati dalle sbadataggini difensive. Sull’ 1-0 cross di Strefezza su azione di calcio d’angolo, Gonzalez anticipa Okoli, pallone a Baschirotto che tutto solo infila di testa Sportiello. Fotocopia del gol di Osimhen di sabato sera. Sul 2-0 Okoli si fa incantare da Colombo che poi appoggia per Di Francesco che conclude in rete. Esplode lo stadio, gli oltre ventitremila salentini esultano senza fine, quasi increduli di così tanta grazia. E’ la giusta condanna per la Dea che è sempre stata in balìa dei giallorrossi. In mezzo al campo dominava il danese Morten Hjulmand, 23 anni, da seguire con attenzione, che si metteva davanti e di mezzo a tutte le iniziative atalantine ed inefficace era la marcatura di Pasalic. Certo, Ederson e Malinovskyi godevano di una certa libertà ed erano loro due a dar vita al gioco nerazzurro ma la scarsa collaborazione e le troppe titubanze dei compagni li lasciavano soli a predicare nel deserto. Invece, dall’altra parte, la squadra di Baroni lottava su ogni pallone, conquistava campo e intimidiva la pallida Dea. Forse il gol di Zapata su assist di Malinovskyi ha dato l’impressione di poter rimontare ed il tempo, del resto, non mancava. Eppure il secondo tempo non ha mutato l’andamento della partita. Koopmeiners e Maehle per Zortea, abbastanza spaesato, e per Soppy, non erano l’inizio della rimonta, anzi la confusione è aumentata. Okoli, Koopmeiners e Malinovskyi hanno sfiorato il pari ma troppo poco e anche l’inserimento di Lookman, Boga e Hojlund hanno accresciuto la confusione. E anche i dati traggono in inganno: quindici tiri dei salentini contro i dodici dei nerazzurri, tre tiri in porta sempre da parte dei giallorossi contro i quattro dei nostri beniamini ed, infine, l’inutile 62% di possesso palla di marca atalantina. Ha dominato e vinto il Lecce, l’Atalanta è naufagrata con il suo dannoso turnover.

Giacomo Mayer