Al netto che questa brutta vicenda infinita, che di nome fa covid 19 o coronavirus, sta tornando a morderci l’anima, il cuore e i polmoni, resta che a dieci mesi dall’inizio della pandemia i nostri politici si stanno dimostrando totalmente impreparati e privi di idee chiare, mossi nelle loro decisioni solo dal risultato dell’ultimo sondaggio elettorale.
Scuole e università aperte, pullman che girano pieni zeppi di persone, operai che lavorano giorno e notte, bar e ristoranti dove si mangia e si beve. Ma il calcio provinciale è di nuovo sospeso fino a data da destinarsi nonostante tutte le nostre società abbiano seguito fin da subito un protocollo rigidissimo, spendendo un sacco di soldi per fare sport in assoluta sicurezza.
Delle due l’una, e anche questa volta al centro del dibattito è il governatore lombardo Attilio Fontana, quello dei camici e dei malati messi nelle case di risposo, ma questo qui ci è o ci fa? Se fermi il pallone, è perché hai già chiuso ogni cosa e allora togli pure una delle rare attività che si possono fare senza rischiare la propria vita e quella degli altri grazie all’impegno dei nostri club, dei loro dirigenti, dei loro atleti e dei loro genitori, gente che vale, molto diversa da chi presiede la nostra regione.
E’ incredibile che la più alta carica in Lombardia sia occupata da una persona che ritiene che la nuova ondata di contagi si blocchi lasciando tutto più o meno così com’è, con un solo nuovo provvedimento, quello di togliere la possibilità di giocare a ventidue persone in campo, giovani che seguono da mesi regole su regole per non mettere in pericolo se stessi e chi hanno vicino.
Se la situazione è talmente grave da obbligare a un secondo stop un pallone ultra controllato, è perché hai già sospeso da settimane ogni attività e sei ripartito da giorni col lockdown, creando le famose zone rosse che non hai voluto fare ad Alzano e a Nembro quando servivano. Se l’obiettivo è evitare la seconda ondata, sbarri uffici, fabbriche, scuole, università, bar e locali. Che sono invece tutti aperti.
Fermare solo il pallone provinciale e quello giovanile per salvarci dal ritorno della pandemia conferma quello che andiamo ripetendo dall’inizio di sta sfiga, il covid 19, ossia che la maggior parte dei nostri politici, soprattutto quelli in Regione, pensino che si possano “fermare i treni col culo”.
Credo che la vicenda calcio dimostri che la nostra classe politica sia tra le peggiori al mondo perché malata di due mali incurabili: la totale mancanza di una minima progettualità legata a una smisurata arroganza.
Mi spiego, pensando a Claudio, Roberto, Filippo, Fabio, Gianfranco e Cristoforo, massimi dirigenti rispettivamente di Casazza, Cisanese, Zingonia Verdellino, Bergamo Longuelo, Valcalepio e Torre de Roveri, sei straordinari presidenti, signori del nostro pallone, ma potrei citarne altri cento della nostra provincia. Per far tornare a giocare i nostri ragazzi hanno messo sul piatto migliaia di euro, quelli che servivano per il famoso protocollo anti covid. Hanno isolato i loro giocatori al minimo sospetto, spesso hanno fatto tamponi a loro spese, hanno cambiato gli impianti per assicurare le distanze negli spogliatoi e sugli spalti e hanno allargato il numero dei loro dirigenti perché nulla fosse lasciato al caso. Hanno pagato le prime rate per iscrivere le proprie squadre ai rispettivi campionati. Hanno investito, pensando, giustamente, che il protocollo seguito alla perfezione fosse la garanzia per vivere una stagione sportiva normale per loro e per i loro atleti. “C’è il covid 19 – si sono detti -. Ci chiedono di seguire nuove regole, se lo facciamo, non ci saranno problemi”: un ragionamento giusto e logico.
E Claudio, Roberto, Filippo, Fabio, Gianfranco e Cristoforo hanno fatto tutto questo nell’anno zero delle sponsorizzazioni, spesso facendo grossi sacrifici personali, perché qui da noi sono mesi economicamente tragici, perché c’è stato il lockdown, ma gli aiuti promessi alle aziende dal governo arrivano col contagocce.
I loro migliaia di euro investiti sono finiti in fumo con la decisione di Attilio Fontana, che ha fermato lo sport dilettantistico e giovanile senza neppure consultare i vertici del pallone italiano, la Figc, la LND, il suo comitato regionale. E qui sta il secondo problema della politica italiana, l’arroganza del potere, male ancora peggiore di questa immensa tragedia che chiamiamo coronavirus.
Mi limito al nostro pallone, pur ritenendo che in questi mesi la nostra politica doveva e poteva fare molto di più per evitare un altro casino, un’altra emergenza sanitaria, che si vince solo creando maggiori strutture ospedaliere. Non un paio, di facciata, in vista delle prossime elezioni, imminenti, e penso che anche questo sia un altro grossissimo problema.
Domani in edicola c’è Bergamo & Sport, con le partite di Serie D e delle Juniores Nazionali, con interviste a presidenti, allenatori e calciatori, senza tante sfide che amiamo, quelle degli eroi del nostro calcio di Eccellenza, Promozione, Prima, Seconda e Terza, quello provinciale, la sola cosa che non andava fermata perché già messa in sicurezza col famoso protocollo… O era uno scherzo a tutti noi?
Matteo Bonfanti