MILANO –
Atalanta dal cuore immenso. Rischia di soccombere, si rialza, spaventa il City fino all’ultimo secondo. Un pari che, comunque vadano le prossime partite, rende onore perché i nerazzurri, timidi e confusi nel primo tempo, si trasformano in leoni indomabili. Insomma l’Atalanta non muore mai e regala ai quasi 35 mila tifosi uno spettacolare secondo tempo. Più di così c’è solo l’impossibile. Intanto tra Dinamo e Shakhtar finisce 3-3. Si può ancora sperare. “Vogliamo mantenere la nostra identità calcistica” dice sempre Gasperini. Siamo in un’era dove domina il sovranismo. Per quanto riguarda il gioco del calcio non è una fanfaluca né una scorciatoia per risolvere i problemi. Nel pallone è un’idea da coltivare e noi a Bergamo ne sappiamo qualcosa perché con il suo approdo Gasperini ha plasmato una squadra creandole dal nulla un’identità particolare e vincente. Sia battendo il Crotone sia affrontando il Manchester City. Ai vecchi tempi si guardava con le lenti d’ingrandimento gli avversari e si predisponevano mosse e contromosse, in questa nuova era l’Atalanta va dritta per la sua strada, senza calcoli meschini, senza tattiche conservative. Una strada che le ha permesso di imbucarsi nel viale dei trionfi. Poi è arrivato il City, certo anche Dinamo e Shakhtar, e tutti quanti siamo stati curiosi di capire come Gasperini potesse affrontare questi marziani. Lo si è visto all’Ethiad Stadium, lo si è visto ieri notte. Del resto Pep Guardiola aveva subito chiarito il suo punto di vista: fino al 3-1 la partita è stata in bilico. E per evitare altri guai, si fa per dire, ieri sera il City ha cominciato subito a mettere in mostra il suo gioco, una tela da tessere in modi veloci, dolci, avvolgenti ma che come un ragno cerca la puntura mortale. E partendo sempre dal portiere, autentico libero. Sì, è vero l’Atalanta ha tentato con un’apertura da sinistra (Castagne), a destra (Hateboer) ma l’olandese ha spedito fuori. E’ stato un sfogo, solo uno sfogo. In campo i tre della difesa disposti in uno spericolato uno contro uno e in mezzo De Roon e Freuler con Gomez, Pasalic in pratica seconda punta dietro Ilicic. Ma i boys di Guardiola acceleravano e dimezzavano i nerazzurri nel senso che la loro velocità spaccava l’Atalanta. Poi anche una disattenzione fatale di de Roon che s’addormentava in area lasciando libero Sterling di ricevere l’assist di Gabriel Jesus su lancio di Bernardo Silva e battere Gollini. L’1-0 e si stavano aprendo le porte ad un’altra goleada ma Gasperini riusciva a chiudere i varchi o perlomeno a stringere i pertugi con Pasalic in mezzo e Gomez in attacco largo a sinistra mentre dall’altra parte giostrava Ilicic. Mezzora di possesso, palla del City e i nostri sempre più preoccupati, spesso in ritardo o forse erano i citizens più veloci e quindi imprendibili. Eppure la difesa reggeva. Poi le parate di Gollini, il rigore fallito da Gabriel Jesus (al var per un fallo di braccio di Ilicic su punizione di Sterling). Poi una straordinaria metamorfosi nel secondo con l’Atalanta che attaccava il City. Lasciati i tremori nello spogliatoio, è cominciata una nuova partita mentre Guardiola mandava in campo Bravo al posto di Enderson. Una sostituzione che sarebbe costata cara al City. E col il gol del pari di Pasalic, cross al bacio di Gomez, cominciava un’altra storia. Con il colpo di scena: lancio d Gomez per Ilicic, che volava verso l’area, Bravo lo stendeva, rosso diretto. Così il Pep si trovava senza portiere. In porta finiva Walker, un difensore. City in dieci e senza portieri. Ma finisce 1-1. Una prestazione da squadra ma Palomino e Djimsiti su tutti. Ma l’elenco sarebbe lungo. Meritano tutti dieci e lode per il secondo tempo. Accontentiamoci.
GIACOMO MAYER