AlbinoLeffe – Piacenza 1-1 (0-1)ALBINOLEFFE (3-5-2):
Savini 6; Gusu 6, Canestrelli 6,5, Riva 5,5; Petrungaro 5 (1′ st Tomaselli 6,5), Galeandro 6 (37′ st Piccoli sv), Genevier 6,5, Giorgione (cap.) 6, Gelli 5,5; Cori 5,5 (24′ st Gabbianelli 5,5), Manconi 5,5. A disp.: 24 Paganessi, 31 Caruso (p), 3 Berbenni, 4 Nichetti, 8 Trovato, 14 Maffi, 27 Miculi, 29 Ghezzi. All.: Marco Zaffaroni 6.
PIACENZA (3-5-2): Libertazzi 6; Bruzzone (cap.) 6, Battistini 6, Corbari 6; Gonzi 6,5, Pedone 6 (30′ st D’Iglio 6), Palma 6,5, Ballarini 6,5 (15′ st Galazzi 6), Simonetti 6,5; Lamesta 7 (14′ st Ghisleni 5,5), Babbi 6,5 (30′ st Maritato 6). A disp.: 22 Stucchi, 2 Martinbianco, 3 Renolfi, 4 Miceli, 8 Corradi, 11 Flores Heatley, 17 Daniello, 18 Losa. All.: Vincenzo Manzo 6,5.
Arbitro: Vergaro di Bari 6 (Barberis di Collegno, Petrica di Torino; IV Gauzolino di Torino).
RETI: 31′ pt Ballarini (P), 11′ st Canestrelli (A).
Note: ammoniti Corbari, Petrungaro, Giorgione, Pedone, Gusu per gioco scorretto, Manzo (23′ st) per proteste, Palma per comportamento non regolamentare. Tiri totali 11-8, nello specchio 5-5, respinti 0-1, parati 4-3, legni 1-0. Corner 4-3, recupero 0′ e 3′.
Gorgonzola (Milano) – Quarto punto nelle ultime cinque, soltanto tre palloni nel sacco altrui, quota 22 sempre al di sotto della zona playoff. La manovra contro la terzultima del girone A di serie C è involuta e faticosetta, ma per fortuna Simone Canestrelli – già a segno in coppa con la Ternana – adopera la testa per rimettere in carreggiata l’AlbinoLeffe alla diciassettesima contro il Piacenza. La partita da calario sipato sul 2020 del secondo club professionistico bergamasco, all’asciutto di bottini pieni da parecchio: ultima volta in casa l’11 novembre con l’Alessandria, a opera di un Sacha Cori al rientro al piccolo trotto oggi dopo la panchina di Carrara; fuori, a Lucca nel recupero della nona il 25. Il girone d’andata si chiude il 10 e 17 gennaio a Pontedera e tra le mura amiche col Lecco. Si può fare di più.
Il settebello cronometrico vede la girata mancina loffia di Lamesta, servito dal fondo da Simonetti. Che il pericolo si sarebbe concretizzato su quelle zolle si capiva ancor prima di cominciare. Ancor più debole la replica seriana dieci giri di lancetta più tardi, sotto forma di svettata di Galeandro senza prendere lo slancio, innescata dalla torre fuori area a campanile di Manconi sulla punizione dalla trequarti destra di Genevier, figlia delle schermaglie tra Corbari e lo stesso capocannoniere bluceleste (8). Al 24′, una cinquina esatta dopo il cross di Petrungaro smanacciato malamente da Libertazzi, è Gusu a doversi immolare sulla conclusione di Babbi, avventatosi col compagno di linea sul lancio di Palma poco oltre la metà campo. Il centravanti ex Primavera dell’Atalanta come Palma, Losa e Ghisleni, ha il potere di occultare alla difesa di casa le traiettorie aeree, anche se a pelo d’erba i varchi non si aprono mai davvero. Il fallo di confusione fischiato a Bruzzone sul primo angolo a favore degli emiliani suona comunque il campanello d’allarme: inascoltato, perché sull’asse da destra tra l’ex (come D’Iglio) Gonzi e Babbi, lancetto e stop, è il vivace Lamesta (toh…) a prendere la riga di fine campo trovando lo spostamento e giro di sinistro di Ballarini, mezzala sinistra lestissima a tagliare dal lato opposto dell’area piccola. S’è scollinata la mezzora da un amen e per la Celeste sembra il de profundis, solo che Palma sugli sviluppi di un piazzato da lontano non può imprimere potenza e angolazione alla sua stoccata di seconda (33′).
A distanza di un poker la percussione di Giorgione è la fotografia dell’estemporaneità dei conati locali, in assenza di una circolazione fluida, sfociando in un allungo di punta facilmente controllato dai guantoni nemici, mentre di là il regista libera Corbari dalla lunga contando troppo su una mira non da cecchino (40′). Benché l’avvitamento in cielo di Riva a tre dal tè caldo sul calcio franco di Genevier sia alla viva il parroco, pare lo stesso lo spartiacque tra il nulla cosmico e il tutto, perché a ruota l’accentrato Galeandro manda in curva il comodo tap-in dell’agevolissimo pareggino dal limite, dopo aver acceso di fronte la miccia dal dischetto di mezzo al filtrante di Cori per la corsetta del partner di linea fermato dalle zampe distese del portiere ospite. Tutto di mancino tranne il tiro, a specchio liberissimo. Tomaselli entra a destra nella ripresa e subito salta col tunnel il dirimpettaio, anche se Gelli non punisce dai 16 metri sganciando centralmente. A orologio raddoppiato Genevier tenta invano la magia da cinquanta metri sul rinvio errato di Libertazzi. Occhio dietro: Gusu allontana male la sventagliata di Bruzzone, Lamesta (6′) prova la bomba ma non è Magrin. Idem a giro con l’altro piede (9′). Ad acciuffare lo score ci pensa il perno del mercoledì pomeriggio, che colpisce in ascensore spalle alla porta in mischia correggendo a fil di traversa (palla abbassata verso l’angoletto) il piazzato da sinistra del solito tiratore scelto da fermo. Non che i rossi in kit candido spariscano di scena, però il segnale è forte. Il capitano s’incaponisce da fuori mirando erroneamente all’angolino del primo palo (13′); non fanno meglio il jolly rumeno arretrato in difesa (27′) sparandola alta da posizione impossibile e Gelli (29′) al volo (uguale) su corner da sinistra sempre del sannita. No stress per Savini che blocca la punizione centrale di D’Iglio (34′), specchio battezzato male invece da Galazzi (36′) sul recupero di Maritato accompagnato da Ghisleni. Ultima chance al 91′ per Piccoli, che un po’ sbilanciato alza da due passi di sinistro, scheggiando la parte alta del montante, sulla sponda dell’autore dell’1-1 a correzione dalla parabola di Genevier dalla bandierina destra. Un rimpianto riecheggiato fino al parcheggio nel mesto ritorno alla base, mentre a Zanica lo stadio di proprietà vedrà la luce a primavera.
Simone Fornoni