Per me la Superlega è una bellissima idea, ma così è una cagata pazzesca. Mi spiego meglio, da appassionato di pallone sogno da sempre una sorta di Serie A europea con le migliori squadre che si sfidano ogni settimana, tenendo il conto dei punti, vincendo una sorta di scudettone continentale. Anche perché penso che la formula delle coppe, dagli ottavi a eliminazione diretta, alle volte non premi la squadra migliore. Ma intanto la Superlega non è questo progetto. Da quanto ho capito è una sorta di Nba, due campionati che portano a una serie di sfide con andata e ritorno, quindi è lo stesso modello della Champions League, ma con più partite. E comunque non è questo il problema.
Trovo assurda, e qualcosa che snatura l’essenza del calcio, la scelta delle squadre. Non per merito, ma per censo. Insomma a chiamata. Ci si dimentica dei risultati sportivi. Dicono Agnelli e company che ci si basa sull’idea della storia, che è buttare tanto fumo nei nostri occhi, perché, a mio parere, la decisione di chi siano i club eletti è sostanzialmente solo legata al numero dei tifosi che hanno nel mondo. Partecipa chi ne ha di più e che, quindi, fa intravedere maggiori introiti ai protagonisti del nuovo soggetto.
Ma dalla Terza categoria fino alla Serie A, passando dalla Champions fino all’Europa League, per concludere con Mondiali ed Europei, da oltre un secolo il pallone si basa su un principio cardine, tra l’altro la cosa che lo rende unico al mondo, ossia che la partecipazione a un campionato o a un altro dipende esclusivamente dai risultati sportivi, appunto chiamati meriti.
E’ come se in Serie D oggi venga esclusa la Real Calepina, società che c’è da una manciata d’anni e che ha fatto una serie di salti pazzeschi, per promuovere d’impeto dall’Eccellenza la Cisanese, un secolo di vita e centinaia di tifosi al seguito.
La Superlega rischia di far perdere al calcio la sua magia, che è la sorpresa, in Champions negli ultimi cinquant’anni squadre che hanno fatto innamorare gli appassionati come me, formazioni come il Benfica, il Celtic, il Feyenoord, il Nottingham Forrest, l’Aston Villa, l’Amburgo, la Steaua Bucarest e il Borussia Dortmund, campioni a sorpresa, protagonisti di cavalcate storiche, leggendarie.
Scegliendo i partecipanti a seconda del fatturato (e dei debiti accumulati) si uccide in partenza la bellezza della competizione. Fossi del progetto proporrei una Superlega diversa, con le migliori venti squadre europee, quelle che hanno vinto il campionato unite a quelle che sono arrivate meglio in Europa, con degli spareggi estivi per definire la griglia. Penso, ad esempio, all’Atalanta, adesso fortissima, che se la meriterebbe e se la giocherebbe alla pari con chiunque.
Così, invece, dico con questa stramba formula, è un cercare di raccattare più soldi possibili, svilendo chi è capace nel proprio lavoro, che è vincere quando si gioca a pallone. E in più c’è in sottofondo un progetto odioso, che è quello di far aumentare i guadagni e quindi la propria forza ad alcuni club senza che se lo siano meritato sul campo, mentre altri, che in questi anni sono cresciuti esponenzialmente proprio per le capacità di chi li gestisce, anche qui il riferimento è alla Dea, avranno per forza di cose possibilità economiche cinquanta volte minori, rischiando di indebolirsi.
Matteo Bonfanti
Foto Moro
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