“A Dal Bello, il portiere, una volta diedi 4 in pagella e quella successiva 8. Voleva andarmi a prendere a casa…”
. C’era una volta un cronista di Bergamo Oggi alle prime armi e la squadra dell’oratorio che a un certo punto decise di pensare in grande. Quel giornalista, attuale prima firma per l’Atalanta a Bergamo & Sport, Giacomo Mayer, ha avuto la bella pensata di raccontare l’epopea del Centro Giovanile Virescit Boccaleone, ex Oratorio Boccaleone e poi Virescit Bergamo, dall’avvento dei fratelli Ghisleni nel 1977 fino all’ultima stagione prima della fusione con l’Alzano nel 1993.
Più d’un quarto di secolo condensato ne “La favola viola”, 16 euro nelle migliori librerie, editore Bolis, presentato lunedì sera alla Biblioteca dello Sport Nerio Marabini di Seriate dal figlio Paolo, giornalista della Gazzetta dello Sport, e dallo stesso autore, il decano del giornalismo sportivo di casa nostra coi suoi 77 anni agilmente scarrozzati in tutte le trasferte anche continentali della Dea.
C’è stato un viola, e c’è tuttora, nel club di Seconda Categoria attualmente presieduto da Nicola Notarpietro una domenica su due di stanza al Campo Elzi di Longuelo, che a Bergamo è riuscito a far sognare la serie B a quella rimasta dentro l’espressione di uno dei più popolati quartieri cittadini. E a testimoniarne l’epopea c’erano tantissimi ex, alla serata dedicata. Luciano Adami, Ulisse Albergoni, Tom Astolfi, Claudio Benaglia, Donato Benedetti, Guido Bettoni, Ivan Bolis, Valter Bonacina, Walter Bonati, Gigio Brambilla, Maurizio Carlo, Roberto Crotti, Adelio Fusini, Daniele Fortunato (I, 1961), Agostino Pecorario, Gian Pietro Percassi, Giambattista Piacentini, Roberto Radici, Alessandro Roccatagliata, Stefano Sana, Fulvio Simonini, Lucio Stacchetti e Massimo Tamellini.
Spazio all’amarcord senza spoilerare, dunque, con quel 12 giugno 1988 come spartiacque tra un progetto entusiasmante e l’ingresso nella leggenda eterna del calcio alla periferia dell’impero. “Nella Virescit in quel quarto di secolo dalla Seconda Categoria allo spareggio di Perugia con la Reggina sono passati più di 250 giocatori, tutti citati nel libro – le parole di Mayer -. Nel giorno dello spareggio ero al desk con Andrea Benigni, il caporedattore dello sport Ariel Feltri era a Catanzaro a seguire l’Atalanta. Indubbiamente i fratelli Domenico e Alessandro Ghisleni sono gli uomini che, per interessamento di Carlo Valenti, hanno messo le energie e i capitali per la scalata al professionismo. E tra i tanti giocatori, se devo fare un nome simbolo, scelgo Alessandro Roccatagliata”.
La piccola grande storia del secondo polo professionistico del calcio bergamasco, che ai vertici aveva tifosi sfegatati del Milan, è filtrata dalla raccolta degli articoli di Bergamo Oggi utilizzati come fonte e archivio personale, ma Giacomo ha preferito legare i ricordi al filo della memoria. “Anche se il protagonista della serie C fu Luciano Magistrelli, il primo vero mago della panchina viola fu Giancarlo Biffi, soffiato alla Stezzanese”. In un quadriennio dalla Prima Categoria alla C2, poi il resto è storia.
E quel famoso spareggio? Mayer ricorda: “Tutti i presenti dell’epoca mi hanno sempre detto che l’avevano persa prima, il destino era già scritto. Al Curi c’erano gli sciamani in campo che distribuivano sale e aglio, Piero Vailati e Pietro Serina de L’Eco l’hanno sempre raccontato allibiti: a tantissimi reggini fu concesso l’ingresso in campo. Anche se a Reggio Calabria c’era il Papa, salirono in venticinquemila a Perugia contro 800 virescini”. Domenico Ghisleni conferma: “In B Marco Simone e Oreste Didoné sarebbero sicuramente rimasti e chissà come sarebbe andata. L’arbitro Trentalange ci aveva diretto fin dalla Promozione. Di fronte a quella marea di tifosi della squadra avversaria lo spavento ebbe la sua parte”.
Siamo all’epilogo: “L’errore fu confermare Magistrelli, il ciclo era finito. La sconfitta di Mantova segnò la retrocessione. In C2 arrivarono a guidare la squadra Giuliano Sonzogni e poi Giancarlo Cadè che non c’entrava con la categoria, poi Giancarlo Danova, ex compagno di squadra di Magistrelli, alla fine richiamato. Nel 1993 la decisione di cedere la società ad Alzano dopo l’annata in D con Giancarlo D’Astoli”. Spazio ai ricordi personali: “Senza quella Virescit io in serie A non ci avrei mai giocato. Era ed è un gruppo unico”, by Fulvio Simonini. “Magistrelli era un uomo e un tecnico straordinario, tanto che fu testimone del mio matrimonio. Valori importanti come i suoi si ritrovano difficilmente”, aggiunge il cervello Claudio Foscarini, “arrivato nel 1986 dopo la vittoria della Coppa Italia di serie C. La leggenda è tutta ne “La favola viola”, Bolis edizioni, autore Giacomo Mayer, euro 16 nelle migliori librerie.