“Se lo staff del Villa Valle presente al Centro Sportivo non fosse intervenuto tempestivamente col defibrillatore, ora Nicola non sarebbe con noi. Sono in debito di ben più del pranzo o della cena che abbiamo in programma da tempo”

. Michele Manzoni, lo scorso 4 settembre, rischiava di dover salutare il figlio adolescente per sempre. Perché il sedicenne di Almenno San Salvatore sul campo a 5 tinto di giallorosso, il 4 settembre scorso, ci stava lasciando il cuore, oltre a mamma Laura Frosio e alla sorella Valentina: “Proprio l’altro martedì al ‘Papa Giovanni’ di Bergamo l’equipe di Cardiochirurgia Pediatrica gli ha impiantato un mini defibrillatore, non avendogli riscontrato alcuna anomalia o vizio cardiaco – spiega il papà, che gestisce il distributore Esso di Petosino -. Nemmeno all’elettrocardiogramma sotto sforzo è emerso alcunché. Il suo malore mentre stava giocando rimarrà per sempre avvolto nel mistero. Ma se ne è uscito bene devo della gratitudine alla tempestività dei soccorsi, anche del papà di uno dei giocatori che gli ha praticato subito il massaggio cardiaco”.

La gioia del ritorno alla normalità, del piacere di stare fra amici praticando lo sport più amato, quel sabato sera, rischiava di trasformarsi in una tragedia senza senso: “Dopo quella di Piermario Morosini, comunque, molti impianti sportivi si stanno attrezzando col DAE, il Defibrillatore Automatico da Esterno. Casi come quello di Nicola possono aiutare a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema. Il giorno dopo mio figlio è toccato a una trentenne di Parre, salvata grazie allo stesso macchinario recuperato dal padre presso un rifugio di montagna”. Torniamo a quella sera, col padre-testimone dei fatti: “A un quarto alle otto Nicola ha detto a un compagno ‘Mi fermo un attimo perché sono stanco e non sto bene’ prima di perdere i sensi. Ha avuto un arresto cardiaco. Quel papà, Antonio Rota, gli ha prestato il primo soccorso, quindi sono arrivati tre uomini lì presenti tra cui due del Villa Valle, Luca Riceputi e Marco Prandi, più l’ambulanza della Croce Rossa di Villa d’Almè e l’automedica del 118. Nicola è rimasto sotto sedazione controllata, in coma farmacologico, fino al martedì successivo”.

Un episodio che è un intreccio di passione e di attenzione disinteressata verso il prossimo. E che sublima il carattere, un cuore grande così, che pulsa tra la Valle Brembana e la Valle Imagna: “Non esiste una forma di riconoscenza e di ringraziamento adeguata per chi ha restituito la vita a un ragazzo di 16 anni cui stava sfuggendo – continua Michele -. Il presidente Piergiorgio Castelli mi telefonava un giorno sì e l’altro pure per avere notizie su Nicola. Mio figlio ha un trascorso nelle giovanili giallorosse, un quadriennio pieno, prima di andare all’Almè proprio prima che scoppiasse la pandemia di Covid-19. Poi gli è passata un po’ la voglia, giocava a 5 con gli amici. Milanista come me, ma atalantino per Roberto Piccoli, un amico di famiglia, ex Villa Valle anche lui del resto: sapeste che delusione per il gol annullato a San Siro con l’Inter!”. Tutto è bene quel che finisce bene, a più d’un mese di distanza, anche se ovviamente l’interessato è tenuto a osservare precauzioni: “Mio figlio può praticare sport all’aria aperta, ma non di contatto. Ha ancora i punti sott’ascella che gli fanno un po’ male, quindi adesso è a riposo”. L’insegnamento da trarre da tutta la vicenda? “Che gli eroi esistono. Vivono in mezzo a noi e con noi, sono pronti ad aiutare chi è in difficoltà. E che la tecnologia aiuta: non permettiamo che altri Morosini ci lascino qui a piangerli. Il defibrillatore salva la vita”.
Simone Fornoni