di Marco Bonfanti(con note dell’amato nipote Pietro De Col)
Come ho già avuto modo di dire, seguo il Lecco, sebbene soltanto in trasferta, perché mi piace il viaggio e tutto il miraggio che offre, oasi gastronomiche comprese. Così domenica sono andato a Boario, ma, indisponibili i soliti amici con cui si gira, mi sono portato il quindicenne adorato nipote. E non era solo per vedere la partita che ci sono andato, diciamo da un punto di vista professionale era anche per scriverci un pezzo, sollecitato dal solito parente che ho lì al giornale, il quale forse voleva una lezione di stile, come assai immodestamente penso di saper dare. Così, vista la partita, mi sono prontamente messo sul pezzo. Dopo averlo scritto l’ho dato al nipote da battere e inviare, che io col computer non è che abbia questa precisa confidenza. Beh, il nipote lo legge e mi dice: “Nonno, io lo faccio, però accetti che ci metta ogni tanto delle mie note”.
“Certo che sì”, ho risposto io, pensando così di immergere pure lui nelle limpide acque delle lettere. Chiaro però che io mi prendo solo la responsabilità di quello che ho scritto io, le sue note ovviamente sono affar suo. E così, bandendo tutte ‘ste chiacchiere e le mie lungaggini di premesse, veniamo al pezzo calcistico. Dal vostro cronista Marco Bonfanti. Il Lecco strappa un sofferto ma meritato pareggio alle rinomate terme di Boario. Lo fa con una partita accorta, giocata con impegno e razionalità, tenuta su ritmi adeguati, partita mai noiosa, ricca di colpi di scena. Il Lecco è squadra solida e lo si vede subito, capace di tenere il campo, dispiegando un interessante inter-scambio-difesa-centrocampo-attacco, tanto che se poi avesse vinto, diciamolo, non avrebbe rubato niente (nota del nipote: in realtà il Lecco ha perso).
Il Lecco si è presentato senza soverchie timidezze su di un campo già inviolato da parecchie partite. Il Darfo Boario, infatti è da parecchio che inanella senza sosta risultati positivi. Viaggia, come ben sapete, nelle alte vette della classifica, quindi è sicuramente squadra ostica e difficilmente battibile. Ma quando l’impegno è al massimo e non si fa caso alla sofferenza o ad un eventuale debito di ossigeno, si può vincere ed il Lecco ha nel suo carniere molte frecce (nota del nipote: le frecce non stanno nel carniere- siamo solo alla seconda di campionato e la prima il Darfo Boario l’ha persa). Partita brillante e frizzante, ricca di colpi di scena, con veri e vari capovolgimenti di fronte. Solo l’accortezza dei portieri ha evitato che il pallone gonfiasse la rete. Certamente sono stati loro i migliori in campo, sempre pronti e decisi, con vari colpi di reni ed interventi plastici, mobili come felini acrobatici e flessibili (nota del nipote: a parte il gol non c’è stato nessun tiro in porta e i portieri sono stati inoperosi).
Quando si vedono partite così, ride il cuore e fa festa l’intero corpo perché si vede il vero calcio, quello che frizza come acqua minerale con le bollicine, che come fuoco divampa, che come vento imperioso piega gli alberi dell’impavido tifo (nota del nipote: la partita, giocata prevalentemente a centrocampo, è stata di una noia infinita).
E per concludere, possiamo dar ragione agli allenatori che, pur nel finale a reti bianche inviolate, si sono detti contenti del risultato e dei loro ragazzi, mai domi , sempre sulla palla e perfettamente in palla (nota finale del nipote: a parte il fatto che il nonno non sa nemmeno chi siano gli allenatori, se avesse mangiato e bevuto un po’ meno all’ottimo ristorante “La Storia”, forse, e dico comunque forse, avrebbe visto la partita, perlomeno con meno fumi e abbiocchi di quelli dimostrati).