L’evoluzione calcistica del Papu, al suo sesto anno con la maglia atalantina, quella immaginifica di Pasalic, fino alla scorsa stagione l’eterno incompiuto del calcio europeo, quella di Toloi, difensore-mediano, quella di Palomino, da alcune settimane centrale gigantesco, sempre ad anticipare gli attaccanti avversari, si devono in larga parte all’intelligenza di Gasperini.
L’allenatore della Dea è infatti il solo mister che in Italia lascia la totale libertà di esprimersi ai propri ragazzi. Non lo fa Sarri, che obbliga gli interpreti a recitare uno spartito scritto prima della partita, spesso affidandosi a una rete di passaggi solo di prima, non lo fanno né Ancelotti né Conte, due grandissimi allenatori così come lo è il tecnico della Vecchia Signora, ma di un’altra idea calcistica, opposta, ossia che i calciatori siano al servizio del gioco che ha in mente il condottiero. A Bergamo accade il contrario, è il calcio che somiglia al jazz, i musicisti hanno linee guida, ovviamente, ma i margini sono ampi ed è spontaneo improvvisare.
Badate bene che non stiamo dicendo che il Gasp sia migliore dei colleghi, anche se in fondo lo pensiamo, diciamo solo che il suo calcio, diversamente da quello degli altri, porta, naturalmente, a triplicare il valore dei suoi calciatori. Ieri con la Dinamo il Papu ci ha regalato colpi alla Maradona, tunnel, dribbling, lanci illuminanti, che hanno deliziato il pubblico presente, Pasalic ha fatto un paio di coast to coast palla al piede che parevano un nuovo spot del pallone. Così Muriel, dalla trequarti all’area avversaria sempre con la sfera incollata ai piedi, così Toloi, autore di un paio di giocate da trequartista in difesa, terrorizzando per un attimo gli ammirati tifosi della Dea. Vedere calciatori che si permettono tanto è un godimento per chi sta in tribuna.
Tutti ci provano, persino un cagnaccio-mordicaviglie come De Roon, ieri stellare, la libertà della classe unita a un’organizzazione tattica perfetta e all’idea che la miglior difesa sia l’attacco, tre elementi che hanno esaltato i vari Kessie, Gagliardini, Cristante, Caldara, Spinazzola, Conti e Mancini, che, una volta lasciata la felice isola gasperiniana, da fenomeni, o sono diventati discreti elementi o si sono persi, questo perché ingabbiati dal diktat del nuovo allenatore.
La speranza è che l’idea gasperiniana, che il Mancio sta prendendo in prestito in Nazionale, faccia altri proseliti, l’Atalanta gioca infatti il calcio più divertente e spettacolare che esiste oggi in Italia, e lo si è visto ieri in Champions e pure nell’ora galattica giocata sabato contro la Juventus. Fossimo allenatori di una qualsiasi squadra giovanile, lasceremmo i nostri piccolotti liberi di tentare il colpo, che è quello che ci ha fatto innamorare tutti del pallone, una magia, oggi tanto tanto atalantina.
Matteo Bonfanti