Di seguito le parole social dell’ex ministro Spadafora in risposta alle accuse nei suoi confronti per le dichiarazioni pronunciate nei giorni scorsi:
“Fare il Ministro significa avere una visione, una strategia per la crescita del settore di cui ci si occupa; significa elaborare idee e proposte, avere la capacità di gestire la complessità di un Ministero, indirizzare efficacemente i propri uffici per la elaborazione di norme e decreti e per l’attuazione di provvedimenti che devono risolvere i problemi dei cittadini. Fare il Ministro significa saper ascoltare, confrontarsi con tutte le parti coinvolte e poi decidere, assumersi responsabilità, a volte anche impopolari, avendo sempre come unico obiettivo il bene superiore del Paese e dei cittadini.
Un Ministro dello Sport non deve allenare le squadre, non deve giocare a calcetto, non deve gestire un impianto sportivo, non deve gareggiare alle Olimpiadi…deve garantire che allenatori, giocatori, gestori, campioni e tutti gli altri soggetti siano sostenuti e facilitati nel loro impegno. Prima che scoppiasse la pandemia, per conoscere più da vicino le necessità e i bisogni del mondo dello Sport, ho incontrato le realtà del territorio e delle periferie, in giro per tutta Italia, confrontandomi con i protagonisti ad ogni livello.
Poi, possiamo discutere sul fatto che si potesse fare di più e meglio, come sempre. Il primo atto che ho firmato da Ministro dello Sport (non proveniente dal mondo dello Sport…) è stata la Legge Olimpica che permetterà la realizzazione delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026, il penultimo i Decreti di Riforma dello Sport (con norme attese da molti anni) e l’ultimo il “Decreto CIO” per dare autonomia al CONI (problema creato da una legge del mio predecessore che, per la cronaca, è un economista…).
Mai come in questi 17 mesi si sono fatte così tante cose per lo Sport, si è cercato di rivoluzionare un mondo, dando priorità allo sport di base e diritti a tanti lavoratori dimenticati. Non provengo dal mondo dello Sport? Vero ma per me, invece, proprio questo ha rappresentato un elemento di forza. Partire da una posizione super partes, non avere amicizie e interessi, mi ha permesso infatti di non essere mai fazioso nei confronti di nessuno e di avere come unico interesse quello dello Stato, della cosa pubblica intesa nel suo senso più alto.
Sono diventato Ministro a 45 anni, dopo 27 anni di esperienze lavorative nel mondo delle Organizzazioni sociali e della Pubblica Amministrazione, dopo aver guidato per 4 anni una delle più importanti Organizzazioni internazionali umanitarie, dopo aver dato vita ad una vera e propria “start-up istituzionale” come l’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, costruita da zero essendo stato io il primo Garante, dopo essere stato per 15 mesi Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie a questa lunga esperienza, sono entrato al Ministero delle Politiche Giovanili e lo Sport avendo una idea chiara di come avviare il motore di un’auto complessa e, grazie anche ad una squadra eccellente che ho voluto al mio fianco, abbiamo lavorato senza sosta nel periodo più difficile dal dopoguerra ad oggi”.