Scrivo queste note in prima persona per esprimere tutto il rammarico di chi come me la “Padre e Figlio” ha avuto modo di viverla fin dalla sua prima edizione, quella dei 28 partenti a Nembro, nata dalla felice intuizione dell’allora presidente del G.S. Valoti (oggi Cicloteam Nembro) Pietro Virgilio Pezzotta, già d’allora con fine benefico. Un fine del quale le società bergamasche avevano colto da subito il senso incrementando sempre più la partecipazione. Un evento che avrebbe potuto cessare con la morte prematura del suo ideatore se non fosse intervenuto Adriano Nava a raccoglierne l’eredità, e soprattutto lo spirito, portandolo avanti con una capacità ed un impegno tali da ampliarne enormemente il richiamo. Le 28 coppie della prima edizione sono presto salite a ben oltre 300, e tante di più avrebbero anche potuto essere se comprensibili problemi di viabilità non avessero posto dei limiti. Un’autentica “festa di fine stagione”, genitori e figli assieme per una bella mattinata in allegria in occasione della quale l’agonismo, la ricerca del risultato, divenivano per una volta almeno l’ultimo dei problemi. Lo ribadisco: “una festa” e, non ultima, una discreta raccolta di fondi da devolvere immediatamente alla sezione bergamasca dell’UILDM, l’ente che promuove la lotta alla distrofia muscolare.
Poi improvvisamente alla vigilia della 30° edizione lo “stop”. Colpa della solita “burocrazia all’italiana”? Probabilmente sì, ma anche, secondo me, dello scarso o nullo appoggio dato da chi avrebbe forse potuto trovare una soluzione, Comitato Provinciale in primo luogo, ma anche un Consiglio Federale che approva norme assurde. Una convinzione che mi deriva dal fatto che mentre a Bergamo se ne chiude un’edizione “storica” altrove la stessa cosa si può tranquillamente fare. Lo ha fatto Trento e ieri anche Veduggio, in Brianza, con l’organizzazione dell’U.C. Costamasnaga.
Un intervento più convinto a Bergamo, dando la giusta dimensione all’evento, sono certo che avrebbe potuto evitarne il divieto. E magari anche a livello romano una più attenta valutazione delle norme prima di sottoscriverle avrebbe rivedere l’idiozia della “gara di regolarità”.
Ma tant’è, una maggiore collaborazione con la base spesso non è il maggiore degli impegni dei vertici.
E allora la risposta l’ha data la base stessa, quelle società, quei presidenti, quegli addetti ai lavori che ieri mattina si sono presentate comunque a “casa Nava” e tutti assieme hanno fatto il loro giro sul percorso. La migliore risposta a chi non ha voluto impegnarsi più di tanto per salvare la manifestazione!
Le società bergamasche, quelle stesse che consentono alla nostra provincia di avere numericamente ed organizzativamente un peso notevole a livello nazionale, hanno voluto dare così la loro risposta: “la Padre e Figlio non è morta”. E Adriano Nava ha dato ulteriore forza a questa presa di posizione versando di tasca propria il mancato contributo all’UILDM. Ci pensino al vertice…………
Adriano Arioli