– Racconti toccanti, di sport ma soprattutto di vita, pronunciati nello stile che da sempre caratterizza uno degli allenatori più rappresentativi del calcio bergamasco, intrecciati a riflessioni provenienti dall’attualità, hanno condito la serata andata in scena, mercoledì scorso, presso l’auditorium dell’oratorio di Ponte San Pietro, al cospetto di mister Emiliano Mondonico. Nell’ambito della manifestazione “Sport…scuola di Vita”, il Mondo ha letteralmente incantato la platea, soffermandosi sulle tematiche socio-formative legate allo sport, traendo spunto dai trascorsi, nonché dalle vicissitudini, di uno dei personaggi più luminosi della scena calcistica bergamasca. A mo’ di filo conduttore, il ruolo ricoperto dalla famiglia, quale presenza fondamentale al fianco del giovane calciatore. «Nella società odierna – ha spiegato il Baffo di Rivolta d’Adda – non possiamo permetterci di delegare l’educazione, ma dobbiamo mostrarci veri genitori. Viviamo tempi tali che diventa difficile parlare ai ragazzi con le favole, o con gli slogan, ma possiamo solo aderire alla realtà dei fatti. Per questo motivo, non possiamo lasciare soli i nostri figli, nemmeno quando sembrano palesare una certa indifferenza dinanzi alle nostre parole. Il rischio di veder bruciare la loro giovinezza è troppo alto, ed ecco allora la famiglia giocare un ruolo fondamentale». Davvero interessante la riflessione proposta dal Mondo, attorno ai raggiri di una società fatta di troppe perdizioni: «Dispiace vedere i ragazzi smarrirsi dietro alcool, droga e facebook, ma è bene capire che la maturazione è dietro l’angolo. Chi prima, chi poi, maturiamo tutti, anche se devo riconoscere di essere stato particolarmente fortunato, nel trovare, lungo la mia giovinezza, un treno che è passato una seconda volta. La mia è una cultura di vita, e dunque una cultura di errori, ma quel che conta più di tutto è lo scendere in campo sempre per vincere, e per dare sempre il massimo, alla faccia del motto decoubertiano “L’importante è partecipare”. Oggi non possiamo permetterci di partecipare, lasciandoci travolgere dagli eventi. La mia storia personale ha vissuto una tappa importante con l’approdo in un’associazione nata per combattere vari tipi di dipendenze e problematiche: il volontariato ti fa stare bene con te stesso, e il grazie della persona che aiuti vale più di una vittoria. Il bravo allenatore lo vedi dopo la sconfitta, ma quando si lotta per vincere, non bisogna mai aver paura, nemmeno quando di mezzo c’è una grave malattia. Il mestiere più difficile rimane quello della mamma e del papà. I giovani hanno bisogno di qualità e i genitori devono saperli guidare, anche nell’analisi delle amarezze, e delle bocciature, che giornalmente succedono. Le ingiustizie ci saranno sempre, ma proprio questo motivo tutti noi dobbiamo lanciare un messaggio di speranza, e di positività, a dispetto di quello che suggeriscono i telegiornali. Nella mia storia, ho trovato un prezioso amico nel pallone, fin dai tempi dell’oratorio. Il pallone non mi ha mai tradito, e il modo di vedere il calcio va ben aldilà delle vicende calcistiche, fatte di doping, scommesse e razzismo, che la cronaca ci racconta».
A margine dell’incontro, organizzato dall’amministrazione comunale sampietrina, in collaborazione con Manageritalia, Polisportiva Ponte San Pietro, U.S. Giemme e Parrocchia San Pietro Apostolo, i presenti hanno potuto acquistare “Emiliano Mondonico. Una sedia al cielo”, libro denso di pensieri e riflessioni, riguardanti le sfide raccolte lungo una carriera, e una vita, da applausi.
Nikolas Semperboni
martedì 11 Giugno 2013