5 volte vittorioso

contro Simone Inzaghi, tutte quando il manico ospite di domenica sera allenava la Lazio, altrettante con l’Inter (QUI i numeri completi) di cui un paio soltanto da guru ed eroe eponimo del calcio sotto la Maresana. Gian Piero Gasperini, per avere meglio nel big match in chiave scudetto del 16 marz0, da sconfiggere ha soprattutto un pronostico che le nude cifre prefigurano come chiuso. A raccontarcelo, anche se in certi momenti le storie a pelo d’erba possono essere riscritte, il bilancio delle 21 sfide al fratello d’arte e delle ben 33 allo squadrone da ricevere a domicilio per dare ulteriore senso a un novennio da iscrivere comunque a caratteri d’oro nella memoria e nel cuore collettivi.

Da allenatore dell’Atalanta, innanzitutto, oltre ad aver sofferto un settebello pieno e consecutivo di battute d’arresto dalla Beneamata versione inzaghiana, l’ultimo in Supercoppa Italiana, a ruota del 2-2 a San Siro e degli occhiali orobici nelle prime due occasioni, il tecnico di Grugliasco è storicamente riuscito ad avere la meglio all’apogeo dell’era del Papu Gomez. L’autore del sigillo dell’ultimissima affermazione in ordine cronologico, il poker sporco dell’11 novembre 2018 aperto da Hateboer, pareggiato dal dischetto da Icardi e corroborato dagli schemi da fermo del Professore Ilicic per le teste pensanti di Gianluca Mancini e Berat Djimsiti. L’unico precedente nella stessa direzione, sempre tra la Morla e la Tremana, il 23 ottobre 2016, il 2-1 Masiello-Eder su punizione-Pinilla su rigore.

Solo che non era proprio la versione migliore dei milanesi, capaci storicamente di battere il Gasp diciannove volte complessivamente (al netto di nove pareggi) e altre quattro da atalantino, compreso il memorabile 7-1 nella Scala del Calcio nella prima annata del mister al soldo dei Percassi. In panca nove anni fa c’era Frank de Boer, sette invece l’attuale ct azzurro Luciano Spalletti. Entrambi di passaggio. Contro Inzaghino (QUI il resoconto dettagliato), già dirimpettaio e ostacolo nei memorabili scontri da Aquilotto con la Dea in fase di sorpasso su quella che mai prima di allora era stata una diretta concorrente, pane duro lo stesso in un confronto fra filosofie calcistiche similari e accomunate in primis dalla difesa a tre: un 5-5-11, eloquentissimo e rotondo, a favore dell’esponente della nouvelle vague dei generalissimi della panchina. L’ospitante, che ha un pomeridiano e un richiamino tra sé e la partita delle partite forse al passo d’addio (c’è Roma capoccia che aspetta, mica la Juve come si legge), deve fare a meno di sei giocatori (Cuadrado, Kossounou, Posch, Scalvini, Scamacca e Sulemana) contro ipotetici quattro (De Vrij, Zalewski, Darmian e Zielinski) più il forte dubbio Federico Dimarco.

Simone Fornoni