Bergamo
– “Siamo così, la mentalità inculcata dal mister è stata assorbita dalla squadra. Abbiamo scelto di non scegliere obiettivi e ce la giochiamo su tutti i fronti per vincere. Solo così puoi vincere ad Anfield e ricevere il premio di potercene giocare uno”. Tullio Gritti e la terza volta per l’Atalanta gasperiniana alla ricerca della sorellina della mitica Coppa Italia del 1963, roba da vice che vive in simbiosi col suo comandante in campo: “Un premio per tutti. L’Atalanta è quella che dà il massimo in qualsiasi competizioni giochi. Un plauso gigantesco ai ragazzi, stanno facendo cose straordinarie sotto gli occhi di tutti – sottolinea il tecnico facenti funzioni delle due semifinali con la Fiorentina -. Sono insieme a Gasperini da 17 anni, mi si è aperto il cuore e mi sono immedesimato in lui quando a metà tempo col Liverpool, al ritorno dei quarti di Europa League a Bergamo, i giocatori gli hanno risposto ‘non ci abbassiamo, continuiamo così’. Un attestato del genere è molto di più di uno scudetto, peccato che la gente non riesca a capirlo”.
La gara 2 per strappare il ticket di Roma-Olimpico 2024 il prossimo 15 maggio contro la Juventus, stesso ostacolo di tre anni fa al Mapei Stadium di Reggio Emilia col pubblico al 50 per cento per le restrizioni anti-pandemiche, per il milanese di Basiano è solo un pretesto per glorificare le scelte e difendere il progetto. “In campo andiamo sempre e solo per vincere contro chiunque. Eravamo convinti di andare ad Anfield a battere una delle più forti al mondo: l’abbiamo fatto giocando a calcio e meritandocela. Stavolta abbiamo battuto una squadra che ha fatto centocinquanta rinvii col portiere senza farle quasi passare la metà campo, senza concederle nulla. Una prestazione eccezionale di tutti: non c’è solo Scamacca che fa i numeri in rovesciata, c’è anche chi dà la palla a lui e agli altri. Di sicuro il migliore non è stato Carnesecchi, che ha quasi riposato”.
“I due minuti del Var sul 3-1 di Lookman , forse non valido o forse sì, li ho passati dicendo ‘boh’ allo stesso Ademola che mi chiedeva spiegazioni e chiriamenti. Più passa il tempo, più puoi solo sperare che la prima decisione sia sbagliato. Ho provato una sensazione stupenda”, rimarca Gritti. Che di un’altra cosa è certissimo: il nastro del traguardo, o dei traguardi, si centra passando dalla qualità. “I cambi? Da quando ce ne sono cinque, ti aspetti sempre una svolta. Abbiamo tanti giocatori di qualità in panchina ed è giusto che quando entrino facciano quello che sanno fare. Si può giocare bene o male, ma se davanti hai gente che ti fa la giocata e te la butta dentro, magari vinci. Dai nostri attaccanti ci aspettiamo sempre tanto perché sappiamo che ne hanno le doti”.