di Giacomo Mayer
Va bene, i filosofi Righeira cantavano “l’estate sta finendo” ma non è il caso di esagerare nel definire Atalanta-Torino (domenica 1° settembre, ore 20.45) già “da ultima spiaggia” dopo solo una giornata di campionato mentre il calcio mercato è alla vigilia del rush finale. I sostenitori di quest’apocalisse ipotizzano un pari col Toro e poi due sconfitte consecutive (Napoli e Fiorentina). Dopo quattro giornate un bottino da retrocessione. Ipotesi eccessive, addirittura catastrofiche. Certo la partita col Cagliari e il connesso calciomercato non inducono a sogni di gloria ma siamo solo all’inizio del campionato e cerchiamo di ragionare con calma e freddezza di spirito. A Trieste i nerazzurri sono stati protagonisti di un primo tempo imbarazzante ma, nella ripresa, qualcosa di buono hanno combinato. Adesso si tratta di ritrovare continuità e risultati. Condizioni non impossibili. E’ opportuno ricordare che Colantuono non ha la bacchetta magica e, d’incanto, con un tocco da maestro schemi, moduli e atteggiamenti tattici si legano alla perfezione. C’è bisogno di tempo e anche che la condizione fisica dei giocatori cresca. Col Toro i nerazzurri dovranno andar di corsa e mettere in campo uno spirito di lotta e con tutto il rispetto, la squadra granata non ci sembra un’avversaria imbattibile. Certo, nella passata stagione, il doppio confronto col Toro è stato il peggiore di tutto il campionato. Umiliazione all’andata, umiliazione al ritorno con l’ex Cerci in cattedra che, anche oggi, sulla carta si beve senza problemi tutti e quattro i difensori dell’Atalanta. Eppure sul terreno di gioco non è così scontato, altrimenti sarebbe inutile mettersi a giocare. I difensori nerazzurri hanno mezzi e doti per limitare le sue indubbie virtù, ovviamente evitando una prestazione come quella contro gli attaccanti del Cagliari. Se Atalanta e Torino giocheranno, una col 4-3-3 e l’altra col 3-5-2, toccherà soprattutto agli esterni difensivi nerazzurri limitare le incursioni delle ali granata (due ex terzini come D’Ambrosio e Darmian) per permettere una battaglia alla pari in mezzo al campo che potrebbe dare agio, in modo particolare, a Livaja e a Bonaventura di tentare senza affanni l’uno contro uno anche perché Moretti, Rodriguez e Glik non sono insuperabili. Ci vuole velocità, precisione e un pizzico non indifferente di fantasia. Del resto battere il Toro non è un’impresa da libri di storia.