SERENA DA BERGAMO – Il 20 febbraio è nato Dario, il mio secondo figlio, all’ospedale di Alzano Lombardo. Nei giorni successivi al parto, leggevo dei primi casi di Coronavirus in Italia, ma io ero nella mia bolla di felicità e non ci facevo molto caso. Il 23 febbraio, giorno delle mie dimissioni, si inizia a vedere il personale medico con le mascherine. Nessuno ci dice niente chiaramente, ma non ci lasciano uscire. Bloccati per molte ore, la sera ci liberano. Esco dall’ospedale da sola con il mio bimbo, il papà non può entrare a prenderci.  Da quel momento siamo stati travolti dalla pandemia. Tenere stretta a sé una nuova vita di cui senti la responsabilità e non sapere cosa succederà domani è stato veramente spiazzante. Sono stati giorni di montagne russe emotive, tra gioia, paura, amore e tensione. Dario ha saputo illuminare questa quarantena, con i suoi occhietti che chiedono poco, in fondo: calore, cura, latte, presenza, contatto. Ha compensato una parte degli abbracci che non abbiamo più potuto dare. Quando io e Luca guardiamo i nostri bimbi, i loro sorrisi, sappiamo che, prima o poi, andrà tutto bene!A cura di Costanza Vismara. Se volete mandarci il vostro racconto di questi mesi, inviate i vostri pensieri a costyfura@libero.it