Che in una partita così fondamentale per il campionato come Fiorentina-Inter, entrambe nel gruppone che sta a ridosso del Napoli primo in classifica, tutti gli attori in campo si siano dimenticati se il gol nerazzurro appena siglato da Lautaro fosse o non fosse regolare, sta a dimostrare la meravigliosa essenza del nostro amato calcio. Di fronte al malore di Edoardo Bove, calciatore viola, 22 anni, il resto ha perso d’importanza, var, risultato, classifiche, lotta per lo scudetto o per qualificarsi in Champions, anticipi, posticipi, partite da recuperare. Il mondo, di cui anche io faccio parte per via che sono il direttore di un giornale sportivo, si è bloccato, unito a sperare che non fosse accaduto niente di grave. Così in campo, al Franchi, dove le lacrime si sprecavano sia tra i compagni, ma pure tra gli avversari, così sui social, centinaia di messaggi per capire a che punto fossero le cure, così, nel nostro piccolo, nell’ufficio di Piazzale San Paolo. Stavamo impaginando il giornale e i tempi per mandarlo in stampa la domenica sono strettissimi, eppure nessuno ci ha più badato, ci siamo fermati, insieme a guardare la televisione aspettando che il cronista ci dicesse che il ragazzo non fosse in pericolo di vita. L’ho scritto ai tempi del Covid, lo dico anche ora, il pallone ha un’incredibile forza, quella di unire chi lo ama, in alcuni momenti al di là di qualsiasi bandiera. Si può stare a litigare per ore su quel rigore concesso in un derby, si possono immaginare tricolori vinti per complotti orditi in estate, ci si può incazzare un’ora e passa per le scelte scellerate di questo o di quell’allenatore, ci sta, la polemica è il sale, è pure il nostro lavoro perché divide e fa un sacco parlare. Ma di fronte a uno di noi, dico del nostro movimento, che sta male, che è in pericolo, che magari all’improvviso se ne sta per andare, il folle amore per la propria squadra non ha più senso, cessa, le bandiere si ammainano. Ne resta solo una, quella arcobaleno del fubal, una festa, la gioia, uno dei due modi che conosciamo per allontanare la morte. Forza, Edoardo, da parte dell’intera redazione di Bergamo & Sport
Matteo Bonfanti