Dopo la gita al mare, la seconda puntata del diario di viaggio a Cipro ha come momento visite e perlustrazioni storico-politiche a Nicosia, la capitale delle repubblica cipriota. Con l’avvento di Guido da Lusignano, noto come re consorte di Gerusalemme e fondatore della dinastia omonima che si concluse con Caterina Cornaro che, praticamente, regalò l’isola alla Serenissima. I ciprioti subirono altre due dominazioni, quella degli Ottomani e quindi quella inglese fino alla proclamazione dell’indipendenza il 16 agosto 1960 sotto la presidenza dell’arcivescovo ortodosso Makarios III. Nicosia è divisa in due, quella grecocipriota e l’altra turcocipriota, a causa dell’invasione da parte del presidente turco Bulent Ecevit nel 1974.
E la ferita è ancora apertissima dopo 43 anni. Anche Nicosia come Bergamo ha una cinta muraria, costruita appunto dalla Serenissima che distrusse 1800 case e 91 tra chiese e monasteri per edificare le mura. Come avvenne a Bergamo. Progettate nel 1567 dall’architetto Giulio Savorgan e dotate di undici bastioni e tre porte: Giuliana, Famagosta e Phafos in un perimetro di 4,5 chilometri. L’orgoglio di Cipro è l’arcivescovo Makarios. In suo onore le autorità religiose hanno fatto costruire un centro culturale, hanno riammodernato l’arcivescovado. In parte la cattedrale di San Giovanni Teologo e il museo Bizantino voluto dall’arcivescovo, padre della patria. San Giovanni Teologo con i connotanti di una chiesa stile bizantino, culto ortodosso, con icone del Cristo al centro, la Vergine Maria e gli apostoli, è l’unica cattedrale della città, punto di riferimento degli ortodossi grecociprioti. Il museo Bizantino ripercorre la storia con i vari trafugamenti di icone perpetrati da un mercante d’arte turco e poi vendute in tutto il mondo. Ma molte icone sono state conservate quasi per un colpo di fortuna perché nel 1974, quando i turchi invasero Nicosia era stata allestita una mostra nel museo. Il Museo archeologico racconta, dal paleolitico ai romani, la nascita e lo sviluppo del popolo cipriota. Spicca, tra le altre, la statua di Afrodite, ma Nicosia è anche una citta turistica, ricca di ristoranti tipici, bar antichi e moderni. Anche qui la notte è vita e lo struscio è una consuetudine popolare tra due vie parallele, Onasagorou e Ledra. A ricordare che la città è ancora ferita e lacerata i check point che invitano sicuramente i turisti a riflettere sull’innalzamento dei muri ideologici.
Nella terra di nessuno, controllata dai caschi blu, case e negozi chiuse e abbandonate. Da lontano si scorgono i minareti della moschea, una volta chiesa di Santa Sofia, costruita dagli Ottomani. Certo in una città libera e cosmopolita sentire i muezzin che chiamano alla preghiera fa un certo effetto. Eppure a Nicosia non c’è guerra di religione.
Giacomo Mayer