di Matteo Bonfanti

Sembra un film, di quelli vecchi, anni Ottanta, col lieto fine dopo un sacco di lacrime. Invece è una storia vera, che noi abbiamo scritto d’un fiato per due motivi: un po’ perché il protagonista della vicenda è uno dei portieri più forti del nostro calcio provinciale, un campione che abbiamo sempre amato, molto perché un racconto così può aiutare chi ora sta male, dandogli la speranza che domani sarà un giorno migliore.
Stefano Belussi, classe 1983, bel ragazzo, fisico da Super Man, tranquillo, sorridente, papà fantastico di due bimbetti che paiono le sue miniature, numero uno fenomenale, bravo coi piedi, fortissimo in porta, ha vinto la sua personale battaglia contro un bruttissimo male, un tumore alla ghiandola del timo, di quelli durissimi, che a me spaventano solo a pronunciarli.
Ha lottato per mesi, si è operato, è guarito, si è rimesso ad allenarsi, ce l’ha messa tutta per tornare lo splendido giocatore che era. E ieri ha ripreso il suo posto nel mondo: tra i pali, in campo dal primo minuto nel delicato match interno del suo Sarnico contro il Brusaporto dei tanti fenomeni. La partita è cominciata male per il portierone e per i suoi compagni, poi col passare dei minuti Stefano ha preso in mano la squadra, compiendo una serie di interventi prodigiosi, culminati con un rigore neutralizzato a Giulio Fogaroli, il giocatore bergamasco più forte di tutti.
Sul 2-1 per il Brusa, El Hassani ha avuto la palla del pareggio, un penalty in movimento da buttare in porta senza manco pensarci. Ma il ragazzo ha fallito l’occasionissima. Gol sbagliato, gol subito: è la dura legge del pallone, e all’87’ i gialloblù hanno fatto la rete della sicurezza, dal dischetto, con Torri. Il nostro Belussi ci ha provato, si è mostruosamente allungato, ma ha sbagliato l’angolo, rimanendo spiazzato dalla conclusione dell’ex attaccante dell’AlbinoLeffe.
Avesse preso pure il secondo rigore, sarebbe stato troppo, una favola gigante, eccessiva, di quelle che paiono inventate da noi giornalisti. Così, invece, la domenica di Belussi è stata perfetta, con quell’otto in pagella che spicca e dice un sacco di cose fantastiche, su tutte che a volte si cade, ma poi ci si rialza. E c’è la foto, il nostro portierone negli spogliatoi che alza il pollice, un’immagine fantastica perché Stefano sembra un bambino tanto è felice di essere ripartito, protagonista del suo gioco preferito, il calcio.
Per tutti questi motivi ho aperto il giornale con la sua storia, perché di questi tempi, di botte in campo e sui social tra parecchi attori del nostro movimento, una  vicenda di forza, solidarietà, coraggio e sorrisi fa iniziare meglio la giornata. Regala un mattino di speranza. Grazie Stefano, campione, e mille di queste paratone.

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Nella foto Stefano Belussi con i figli Filippo e Giacomo e la moglie Alessia