di Matteo Bonfanti
A volte capita: nasce un giocatore che ha ogni ben di Dio della nostra religione, l’unica che seguiamo la domenica, quella del pallone. Questi calciatori diventano i nostri santi, perché fanno decine di miracoli tutte le volte che scendono in campo. Succede in Serie A, e l’ultimo geniaccio di cognome fa Dybala e mio malgrado indossa la maglia bianconera della Vecchia Signora, capita pure in Promozione, Girone C, dove è da un po’ che è sbocciato un fiore. Si chiama Davide Breviario, è poco più che un bambino perché è nato nel 1998. Sponde, assist, dribbling mozzafiato e lo stesso viso dei fenomeni quando sono ragazzini e ancora non si sono convinti di essere tali e quali a Super Man, con la criptonite nei piedi. Dieci reti fin qui, quattro nell’ultima partita della sua Stezzanese, la rotonda vittoria interna della capolista col San Paolo d’Argon. Chi conosce Davide dice che è un ragazzo in gamba, tranquillo, dote che hanno molti campioni. Noi ce lo godiamo, sicuri che la sua cavalcata verso l’olimpo del pallone sia appena cominciata. Uno su mille ce la fa, nella vita e nel calcio, che è la metafora migliore della nostra esistenza, Breviario ne ha le possibilità. Vedremo. Per ora gli facciamo tantissimi complimenti.
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