Ho due figli, chi mi legge ogni giorno ormai li conosce, si chiamano Vinicio e Zeno, hanno dodici e dieci anni, due di differenza, il primo fa pallanuoto, il secondo atletica. A calcio li ho visti giocare un paio di volte al parco, da schiappe schiappissime. Non è il loro sport e va benissimo così, eppure da ex calciatore e da straordinario appassionato, ammetto che ho sognato tantissime volte di vedere l’uno o l’altro fare un golasso da bomberone su un campo di pallone.
Quindi invidio papà Capelli, applaudendo lui e sua moglie, che il mio personale sogno l’hanno realizzato con i propri figli, Andrea, classe 1999, golden boy del Pontisola, e Matteo, classe 1997, re dei marcatori nel girone C di Promozione. Partiamo dal ragazzotto che veste la maglia blues, che io ho visto fare il diavolo a quattro nel derby col Ciserano, vinto praticamente da lui con la collaborazione di Re Recino. Andrea Capelli è una mezzala, un trequartista o un’ala, ha la classe del predestinato, l’acume tattico di chi è cresciuto nei nostri migliori vivai e gioca a una velocità supersonica. Poi ha addosso quell’allegria un po’ anarchica che hanno solo i grandi e che gli fa tentare la giocata fantastica che fa incazzare chi sta in panchina, mister Curioni, uno tra l’altro bravissimo, un amico. Io, che ho giocato tanto, con quel poco che mi aveva dato ai piedi il dio del pallone, me ne sono subito innamorato. Oggi, parlando col suo ds, Gigi Zambelli, tra l’altro per altri motivi, l’esonero a Pradalunga di Paolo Bernardi, gli ho chiesto della domenica del mio Capelli. “Giacomo l’ha lasciato in panchina perché erano un paio di partite che non era al massimo. E’ entrato a inizio ripresa con la voglia di spaccare il mondo e l’ha risolta, un gol bellissimo di testa e il rigore procurato, steso perché abbatterlo era l’unico modo per fermarlo”.
Poi Zambe, che sa sempre tutto quel che capita in questo paradiso-inferno che è il calcio bergamasco, mi ha dato l’idea di questo articolo: “Scrivi di lui e di suo fratello, entrambi in gol. E’ qualcosa di raro che l’abbiano messa tutte e due nella stessa domenica”. Ed eccoci qui. Se Andrea l’ho visto, adorandone il talento purissimo, Matteo lo conosco solo per la descrizione che me ne ha fatto mister Casi, allenatore super coi giovani, che sta facendo decollare un baby Caprino: “E’ un bomber raro, ogni palla che tocca la trasforma in gol. Ha potenza, classe, ma anche il fiuto dei killer dell’area. Volevo portarlo via al Lemine, ma non se ne è fatto nulla. Ha promesso ai suoi dirigenti che sarebbe restato ad Almenno San Salvatore per l’intera stagione ed è uno che non si rimangia la parola data neppure di fronte all’offerta di un club di categoria superiore”. Sipario quindi sull’altro Capelli, Matteo, anche lui passato dal Pontisola, anche lui splendido splendente in questo avvio di 2018-2019, quindici gol, tra l’altro tutti da lasciare a bocca aperta, tra campionato e Coppa. L’ultima perla domenica all’Atletico Chiuduno: girata nel sette al volo da centro area.
Che dire? Ancora applausi alla famiglia Capelli. Andrea, il baby fenomeno del Pontisola, e calcisticamente non esagero, è di una tenerezza che mi ha ricordato Zeno, il mio secondogenito, che ama in modo folle il suo fratello grande, Vinicio. Gli ho chiesto una foto di lui e Matteo insieme e non ce l’aveva, quindi gli ho domandato di descrivermelo come calciatore: “Matteo è uno che vede straordinariamente la porta. E’ molto tecnico, un attaccante esplosivo. E’ lui quello molto bravo…”. Che bello.
Matteo Bonfanti