Il calcio è proprio strano. Fatichi ad assimilare una novità, vedasi il passaggio – era il 2014 – di Bonaventura al Milan, che già ti ritrovi quattro anni più in la nel tempo e con il “Jack” bello che passato da giovane futuribile, a caccia della consacrazione, a granitica certezza dello scacchiere rossonero. Scherzi del pallone moderno forse, i giocatori cambiano spesso e volentieri maglia e ai tifosi non resta che prenderne atto, imparando a digerire presto i bocconi amari. Eppure, nella storia di Giacomo Bonaventura, atteso ex dell’incontro, c’è qualcosa che rimanda senza tentennamenti al senso di appartenenza, o almeno alla sua capacità di prendere confidenze con le gerarchie e imporsi quale punto di riferimento inamovibile. Perché è questo oggi il “Jack”, un po’ mezzala e un po’ attaccante esterno, elemento dunque duttile e non sempre inquadrabile tatticamente, eppure colonna della squadra di Rino Gattuso. I gol, il fiuto per l’inserimento e i cross sono il marchio di fabbrica, ma è forse un altro il filo-conduttore che lega il Bonaventura atalantino, ancora giovane ma non certo sprovveduto, e il più maturo Bonaventura del giorno d’oggi. Su entrambi i fronti, siamo a parlare di un ragazzo di grande temperamento che non ha mai tirato indietro la gamba, nemmeno quando la carriera ha cominciato a presentare un conto salato in termini di infortuni. Disciplinato tatticamente, posato negli interventi e negli atteggiamenti assunti dentro e fuori dal terreno di gioco, il talento marchigiano ha sempre lasciato parlare le azioni compiute sul campo. Azioni che rimandano alla corsa, al sacrificio e al ruolo di leader carismatico assunto nel tempo all’interno del Milan, in un ambiente dove l’ambizione, il chiacchiericcio e i facili fraintendimenti sono all’ordine del giorno. Normale che sia così, dato che siamo pur sempre a parlare di una delle società più titolate e celebrate del pianeta, ma a ben vedere suona ancor più difficile guidare la transizione, in un “Diavolo” che prova a destreggiarsi tra un glorioso passato, destinato a non tornare, e un futuro pieno zeppo di incognite. Che cosa sia il Milan oggi non lo sappiamo bene nemmeno noi addetti ai lavori, ma di certo c’è Giacomo Bonaventura, forgiatosi a Zingonia alla corte di Mino Favini, protagonista di un quadriennio da urlo in maglia atalantina e oggi totem milanista.
Nikolas Semperboni
giovedì 10 Maggio 2018