L’unica nota veramente lieta del trittico di partite di qualificazioni mondiali di Josip Ilicic, a parte la vittoria nel derby con la Croazia di Mario Pasalic e il gol per riaprire illusoriamente le speranze contro la Russia di Aleksey Miranchuk, è che il fantasista mancino è il primo nell’ordine cronologico dei rientri alla base dei 12 giocatori dell’Atalanta impegnati con le rispettive nazionali. Il secondo ko di fila della Slovenia, ancor più clamoroso perché consumatosi in casa di Cipro nel Gruppo H del cammino verso Qatar 2022, libera il nerazzurro dalle sue incombenze con la bandiera patria.
Una predica costante nel deserto, la sua, al Neo GSP di Nicosia, teatro dell’1-1 in casa dell’Apollon Limassol il 2 novembre 2018 nel girone di Europa League con beffa al 94′ di Zelaya proprio dopo il vantaggio su rigore autoprocurato da Josip. Schierato non più nel tridente atipico, bensì con Kramer (Vuckcic dall’ora di gioco) punta centrale e Krajc (rimpiazzato da Bohar al rientro dal tunnel) retrocesso a esterno alto a sinistra nel 4-4-2 del ct Matjaz Kek, il numero 7 (questo il numero in Nazionale) ha servito palloni pressoché a chiunque senza però riuscire a vedere la porta in prima persona.
Pronti, via. Al 17′, una manciata di minuti dopo la palombella non agganciata da Lovric all’altezza del dischetto, apre la strada a rimorchio al destro dalla distanza completamente dell’ex compagno Jasmin Kurtic, che il futuro apripista in bianco smorza per la deviazione comunque affannosa di Michael in fallo di fondo. A una decina (recupero di 2′; arriveranno a 6′ sui 4 concessi quelli nel secondo tempo) dalla pausa, pure l’ammonizione per una sbracciata sul volto a Ioannou, finché Papoulis (42′) non serve a Pittas il matchball di casa. Nella ripresa, al 22′, ancora un assist al mediano del Parma che si vede respingere il destro, al 27′ per il mancino di Balkovec parato e alla mezzora per l’errore di mira di Crnigoj.