Quando si pensa ad una scuola, si pensa alla gioventù, ai momenti di spensieratezza e di apprendimento, che restano una traccia indelebile nella vita delle persone. A Bergamo uno di questi “santuari” è l’Istituto Tecnico Commerciale Turistico Statale Vittorio Emanuele II. Recentemente abbiamo avuto modo di raccontarlo in occasione delle Giornate d’Autunno del F.A.I., quando l’ampio portone del Palazzo progettato da Marcello Piacentini fu aperto per accogliere appassionati di cultura. Ma il 2022 per il Vittorio Emanuele II rappresenta anche un momento di particolare soddisfazione e fierezza. Quest’anno si festeggiano infatti due anniversari che, da soli, illustrano inequivocabilmente l’importanza di questa istituzione: i 100 anni dall’insediamento nell’attuale sede di Piazzale degli Alpini ed i 160 anni dalla fondazione dell’Istituto Tecnico a Bergamo.
La storia
Se torniamo indietro con la memoria, nel 1862 da poco l’Italia era diventata un’unica Nazione e per mano dello stesso Re d’Italia venne emanato il Regio Decreto (30 ottobre 1862 n. 940), che istituiva la nascita di un Istituto Tecnico anche a Bergamo. Da allora migliaia di ragazzi di città e provincia hanno iniziato a frequentare questa scuola, apprendendo le basi della tecnica commerciale, ancora agli albori, ma che apriva la strada al mondo dell’impiego in maniera diretta. Attività commerciali e finanziarie accoglievano chi terminava il percorso di studi. Vittorio Emanuele II è da allora sinonimo di formazione professionale specifica, che poi nel tempo si è giustamente evoluta mantenendo la “barra a dritta” tra il sapere ed il mondo del lavoro che a sua volta si evolveva anche tecnologicamente.
Nel 1878, alla morte del Re Vittorio Emanuele II fu chiesto al Ministero dell’Istruzione di intitolare la scuola al Sovrano appena scomparso, autorizzazione che venne immediatamente concessa (13 febbraio). Nel 1922 il passaggio nel nuovo edificio, l’attuale sede della scuola, opera dell’Architetto Marcello Piacentini che a Bergamo lasciò altri edifici di pregio (il famoso “Centro Piacentiniano”). Nel frattempo, la scuola continuava a contare sulla collaborazione di illustri insegnanti, tra i quali si erge la figura di Ernesto Rossi, professore di economia e di sua moglie Ada Rossi. Entrambi subirono la repressione fascista per i loro ideali di libertà e democrazia. Il Prof. Rossi venne addirittura condannato a vent’anni di carcere, con l’isolamento nell’isola di Ventotene, dove diede vita, insieme ad altri intellettuali, al primo Movimento Federalista Europeo concretizzato con il famoso “Manifesto di Ventotene” poi divenuto la linea guida per la futura Unione Europea.
Da allora è stato il punto di riferimento ed il “polmone” culturale e tecnico oltre che profondamente europeista che ha formato generazioni di “ragionieri”, poi inseriti con successo nel mondo del lavoro bergamasco e nelle facoltà di economia.
Per raccontare le emozioni e l’importanza di questi anniversari abbiamo incontrato la Dirigente Scolastica Patrizia Giaveri.
Dirigente, guidare un Istituto che “trasuda” storia e tradizioni rappresenta sicuramente un impegno ed una missione. Come vive oggi la Sua scuola proiettata verso il futuro?
“Bernardo di Chartres, filosofo francese del XII secolo, diceva che “noi siamo come nani che siedono sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere molte cose anche molto più in là di loro, non come per acutezza della propria vista o perché più alti di corporatura, ma perché siamo sollevati e innalzati da gigantesca grandezza”. Chi volle la nascita della nostra scuola 160 anni fa, cioè la Confindustria e le associazioni commerciali bergamasche dell’epoca, guardava lontano, nella direzione di un’Italia che si doveva avviare a governare, e non subire, la rivoluzione economica che stava trasformando il mondo. Oggi, in un mondo in continua trasformazione, leggere il presente, capirne la direzione e saperla indirizzare verso un’economia che riprenda il suo significato etimologico di “amministrazione della casa” sono orizzonti che la nostra scuola mantiene. La casa è quella “comune” cui si riferisce Papa Francesco, cioè la Terra: coniugare economia e protezione della “casa comune” è il futuro che riassume questi orizzonti”.
Percorrendo i lunghi corridoi del Vittorio Emanuele viene spontaneo immaginare i volti dei ragazzi che lo hanno frequentato. Intere generazioni di bergamaschi si sono formati dal punto di vista tecnico e culturale. Ci sembra, mi permetta, di “sentire” le loro anime, un po’ come nel film “L’attimo fuggente”. Che sensazioni prova entrando ogni giorno nella Sua scuola?
“Purtroppo una sensazione diversa dalla nostra “utenza”. Studentesse, studenti, e loro genitori accedono al palazzo dall’ingresso principale, sontuoso, quello di un vero e proprio palazzo. Io, come tutto il personale, accedo dal retro. Ovviamente scherzo: entrare al Vittorio è davvero emozionante.
Non dimenticherò mai la prima “salita” sullo scalone in occasione, 6 anni or sono, del primo Collegio Docenti che ho tenuto al Vittorio in aula Magna: ad ogni gradino, sentendomi quasi osservata dai volti della sua storia di cui già avevo letto sul sito, mi chiedevo se davvero meritavo tanto onore e se sarei stata all’altezza di guidare una scuola con un passato così importante. La sensazione di inadeguatezza si è subito sciolta grazie ai sorrisi di accoglienza delle docenti e dei docenti, che mi hanno dato la forza di intraprendere questo viaggio insieme.
Molto commovente è stato anche il tour che ho compiuto da sola all’interno dell’edificio durante il lockdown (era scattato l’allarme). In quella situazione sentivo i passi delle studentesse e degli studenti che temporaneamente avevano dovuto smettere di abitare il palazzo e che “incontravo” solo a distanza, intrufolandomi nelle lezioni, su invito dei docenti: in occasione della Santa Pasqua, ho donato alla comunità del Vittorio, «per i loro cuori e le loro anime», un video con quelle immagini “vuote” ma speranzose – così come le piante del nostro giardino letterario che in quei giorni gemmavano e fiorivano simboleggiando la rinascita – di poter riaccogliere tutti al più presto.
Sono convinta che tutte e tutti coloro che abitano il Vittorio conservano tra i ricordi più belli anche la sua storia: ne sono testimonianza le studentesse e agli studenti che in questi due anni si stanno “specializzando” in guide turistiche del palazzo piacentiniano, offrendo alla cittadinanza l’opportunità di conoscerlo”.
Il motto della scuola è “Una storia un futuro”. Ci sembra un vero e proprio manifesto programmatico che unisce il passato al futuro, indissolubilmente legato al percorso di crescita di tanti ragazzi che stanno per affrontare il mondo del lavoro. Quanto è cambiato il mondo della scuola in questi anni?
“Spero non mi chieda di ricordare la scuola del 1862. La scuola sono innanzitutto le ragazze e i ragazzi che la vivono. Probabilmente vivono le stesse paure e gioie che abbiamo vissuto noi, ma gli strumenti che hanno per veicolarle, anche nel successo scolastico, sono profondamente cambiati. Quale evoluzione avrà tutto ciò dipenderà sicuramente da quanto la scuola riuscirà a trasmettere l’orizzonte futuro che perseguiamo. Confido che tale orizzonte sia condiviso dalle scelte che orienteranno le decisioni degli organi preposti a indirizzare la scuola italiana”.
Il Vittorio Emanuele II è da sempre proiettato verso l’Europa. Non a caso partecipa a progetti Erasmus e nel vostro logo sono ripresi i colori e le stelle della bandiera Europea. Quanto credete nell’integrazione tra i popoli, partendo proprio dai giovani?
“Ernesto Rossi ha insegnato cinque anni, dal 1925 al 1930, al Vittorio Emanuele, prima di essere arrestato dal regime fascista. Dal confino di Ventotene, nel 1941, scrive il “Manifesto per un’Europa libera e unita”, tra i testi fondamentali alla base della costruzione di quella che oggi è – pur nelle sue contraddizioni – l’Unione Europea. Il contesto storico di questo stupendo documento non poteva prevedere un aspetto. Le classi delle scuole italiane raccontano oggi un Paese, e un mondo, che ha bisogno di confini, cioè luoghi il cui limite si stabilisce insieme, più che di frontiere, ossia luoghi il cui limite si stabilisce uno contro l’altro. Sono le ragazze e i ragazzi che vanno a scuola oggi l’Europa di domani”.
In occasione dei due anniversari che festeggerete il giorno 15 dicembre avete fortemente voluto anche due speciali annulli filatelici con la stretta collaborazione di un’altra Istituzione come Poste Italiane (ndr: che ha compiuto anch’essa 160 anni proprio nel 2022). Quanto ritiene importante il messaggio filatelico all’interno di un evento così importante per la storia della vostra scuola?
“Credo che sarà un messaggio che produrrà un benefico cortocircuito. Non so se anche le cartoline di saluti dalle vacanze siano andate rarefacendosi, ma sicuramente per molti oggi, tra cui la quasi totalità dei giovani, la corrispondenza cartacea, con le sue procedure cui non abbiam mai prestato attenzione (il francobollo, il timbro d’annullo, la cassetta rossa delle lettere) è qualcosa in via d’estinzione. Il messaggio filatelico è sicuramente una riflessione sulla storia attraverso cui l’uomo contemporaneo ha corrisposto coi suoi simili”.
Prima di salutarla, le chiediamo un invito verso gli ex studenti del Vittorio Emanuele. Quale emozione potrà suscitare il poter rivedere aule e corridoi dove hanno vissuto buona parte della loro adolescenza?
“Dico loro: “Venite a trovarci il 15 dicembre”. L’emozione, la chiederemo direttamente a loro. Ma sono sicura che la capiremo dalle espressioni dei loro visi. E saranno sicuramente visi meravigliosamente emozionati”.
L’evento filatelico
Con la preziosa collaborazione di Poste Italiane, come si diceva sono stati approntati due annulli filatelici speciali che andranno ad impreziosire e storicizzare i due anniversari. Il primo, relativo ai 100 anni dell’attuale sede, riproduce il logo attuale della scuola e riporta il motto “Una storia un futuro”, mentre il secondo ricorda i 160 anni dalla fondazione, con la riproduzione del disegno originale della facciata di Palazzo Maj in Città Alta (una delle sedi dell’Istituto). La postazione di Poste Italiane sarà presente il giorno 15 dicembre dalle ore 14,00 alle ore 20,00 nell’atrio della scuola. Saranno disponibili anche due speciali cartoline filateliche, riproducenti la scalinata centrale dell’Istituto ed il disegno originale di Palazzo Maj (una delle antiche sedi dell’Istituto), da affrancare con il francobollo scelto che celebra il Manifesto di Ventotene (valore emesso nel 2021 in occasione degli 80 anni dalla stesura di quel documento essenziale per la nascita dell’Unione Europea). E’ prevista alle 15,00 una breve cerimonia istituzionale di bollatura a cui parteciperanno rappresentanti della Provincia, del Comune e dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo. Per Poste Italiane saranno presenti i referenti territoriali e referenti dell’area filatelica della Provincia di Bergamo.
Gli annulli saranno poi disponibili a partire dal 16 dicembre presso lo Sportello filatelico di Via Locatelli e per i successivi 60 giorni, per essere poi depositato presso il Museo della Comunicazione e di Storia Postale di Roma.
La scuola fa parte della vita di tutti noi e poterla ricordare attraverso il percorso svolto negli ultimi quasi due secoli rappresenta un’opportunità rara e imperdibile. Percorrere l’atrio ed i corridoi del Vittorio Emanuele lascia la piacevole sensazione di entrare in un libro, scritto da mille mani, quelle dei ragazzi che vi hanno studiato e dagli insegnanti che hanno sempre vissuto questo percorso come una missione, perché la cultura è la forza di una Nazione, ora allargata ad una comunità che non ha più confini.
Giuseppe De Carli