Inter – Atalanta 1-0 (0-0)INTER (3-5-2):
Onana 5,5; Darmian 7, De Vrij 6,5, Acerbi 6,5; Dumfries 6 (32′ st D’Ambrosio 6), Barella 6,5, Calhanoglu 7 (27′ st Asllani 6), Mkhitaryan 6, Gosens 6,5 (26′ st Dimarco 6); Lautaro Martinez (cap.) 7 (40′ st Correa sv), Lukaku 6 (26′ st Dzeko 6). A disp.: 21 Cordaz, 95 Bastoni, 12 Bellanova, 5 Gagliardini. All.: Simone Inzaghi 6,5.
ATALANTA (3-4-2-1): Musso 6; Toloi (cap.) 6, Djimsiti 6, Scalvini 6,5 (27′ st Soppy 6); Hateboer 5,5 (22′ st Ederson 5,5), De Roon 6, Koopmeiners 6, Maehle 6,5; Boga 5,5 (22′ st Muriel 5,5), Pasalic 5 (9′ st Lookman 5,5); Zapata 5,5 (10′ st Hojlund 5,5). A disp.: 31 Rossi, 57 Sportiello, 5 Okoli, 28 Demiral, 22 Ruggeri, 23 Vorlicky. All.: Gian Piero Gasperini 5,5.
Arbitro: Chiffi di Padova 6 (Cecconi di Empoli, Galetto di Rovigo; IV Maggioni di Lecco. V.A.R. Aureliano di Bologna, A.V.A.R. Muto di Torre Annunziata).
RETE: 12′ st Darmian (I).
Note: serata rigida, spettatori 49.515. Ammoniti Gosens, Soppy e Correa per gioco scorretto, Lautaro per proteste, Onana per ritardata rimessa in gioco. Tiri totali 14-10, nello specchio 3-1, parati 2-1, respinti/deviati 4-2, legni 1-0. Var: 2. Corner 6-3, recupero 1′ e 5’30”.
Milano – Difficile passare un’eliminatoria in gara secca tirando in porta una volta sola in 97 minuti. Darmian incrocia il sinistro, il piede debole, in scia al compagno con la fascia al braccio, e per l’Atalanta il sipario sulla Coppa Italia cala quasi senza colpo ferire ai quarti di finale con un’Inter ben più decisa a proseguire il cammino. A zavorrare le prospettive di rincorrere il sogno già accarezzato nel 2019 e 2021, la rinuncia iniziale al tridente salvo ricomporlo a tre corsette d’orologio dal rompighiaccio-matchball, oltre all’appannamento di alcune pedine e alla girandola di cambi che disinnesca le certezze residue. Beneamata meglio (molto) nel primo tempo, in cui si ferma al palo, e sicuramente più ordinata. Zapata, dal canto suo, con l’intervallo a un passetto si concede il malvezzo di ciccare la più clamorosa delle occasioni.
Proprio il Toro di Cali apre le danze schiacciando a lato la traiettoria di Koopmeiners dalla bandierina sinistra entro la cinquina cronometrica. Il pressing altissimo dei locali, invece, a fronte dello schieramento difensivo a cinque dei bergamaschi non produce altro che una trama tra i due attaccanti rifinita da Calhanoglu e spezzata da Scalvini (7′), una punizione del turco per fallo di Hateboer sull’ex Gosens allontanata da Djimsiti in gioco aereo (9′) e una svirgolata di Lautaro (17′) di controbalzo sul cross del tedesco in scia al secondo corner della serie. Maehle, costretto a correre per tre, è indaffaratissimo a chiudere Dumfries, Musso è il primo dei due portieri a scomodarsi per dire no in presa plastica alla bombetta dal limite di Barella, un sinistro agevolato dalla corta respinta volante del laterale di sinistra di Gasperini sulla palla di Acerbis dal fondo.
Siamo uno spicchio d’orologio oltre il ventesimo e il possesso interista è spezzato solo da break estemporanei, tipo la sortita scalviniana stoppata dal volto noto di Emmerich am Rhein (24′) in diagonale, mentre al 28′ Chiffi e sala VAR negano la volontarietà del tocco di braccio sinistro di Toloi (voltato di spalle) per la carambola sul piede della conclusione di Martinez al culmine del lavoro a due Cala-Romelu in ripartenza secca con scarico finale. Dalla dormita di Boga, che crolla al suolo per il borseggio facile del difensore ex Lazio, il legno di Calhanoglu di mancino da fuori profittando del la di Mkhitaryan.
Allarme rosso anche due giri di lancetta più tardi (43′), quando il mezzo esterno larghissimo di Robin getta alle ortiche la combinazione in verticae della Lu-La col belga ad appoggiare la chance, ma sciupa pure Duvan sbucando indisturbato a volo d’angelo per alzare incredibilmente di fronte il vassoietto di Maehle alle soglie del quarantacinquesimo. Cominciata col brivido del check per una manina del capitano sulla schiena di Lautaro dove il campo è ormai finito, la ripresa ripropone a tratti la sofferenza comunque non certo estenuata del primo tempo. Leggi esternaccio di Gosens (6′) sul corner del suo regista allontanato a casaccio da Maehle, a ruota della punizione alle stelle di Boga conquistata dal membro dell’attuale Danish Dynamite. Lo spreco totale però è a parti invertite, perché mai nella vita Joakim avrebbe dovuto sbilanciarsi all’indietro sul regalo di Onana, capace di smanacciargli a favore di destro (9′) l’innocuo ammollo dell’ivoriano.
Non spaventa l’arquero albiceleste, al contrario, l’incornata molle di Lukaku, servito da Gosens poco prima del vantaggio di casa, ma a gol preso – Hateboer imbambolato, gran preparazione di Calhanoglu, Lautaro tocca deliziosamente di esterno – a linea d’attacco originale ricomposta dal paio di cambi si soffre all’eccesso sulla sganciata dell’armeno scollinata l’ora di gioco sull’azione agevolata dal solito noto là davanti. Ora si spinge. Boga (20′) s’insinua dallo schema a due con Koopmeiners sbagliando mira col mancino di un amen, il sinistro dalla lunetta di Lookman (23′) aperto da destra da Hojlund, che poi spreca addosso al muro difensivo un recupero alto (con Muriel a urlargli chissà che), è strozzato da Acerbi e Darmian tra le braccia dell’estremo difensore. Non c’è verso di alzare il baricentro e allora Ederson-Toloi rischiano l’autorete per la foga del brasiliano di anticipare Correa sulla centrata di Barella dalla destra a un poker dal novantesimo. Il giro alla larga coi cross di Maehle e Toloi si conclude col conato improbabile del primo un metro e mezzo al di là del vertice sinistro (44′). Sull’ultimo angolo la sponda è offerta da Musso, che però la telefona a campanile per l’unica uscita decente del collega. Sabato in casa del Sassuolo si rifà subito sul serio all’inseguimento di un posto nella prossima Champions League.
Simone Fornoni