Non é lo stesso per tutti, occorre prenderne atto, ma cercherò di raccontarvi cosa significhi “vittoria” per me.
La mia vittoria è come la felicità.
É effimera, impalpabile, inafferrabile, e non è banalmente misurabile attraverso un trofeo o una medaglia.
Guardate la foto che accompagna questo mio post.
Chi non c’era, quella sera, penserà al festeggiamento di un trofeo.
Niente affatto.
Quella sera, semplicemente, ci rialzavamo.
La nostra vittoria sta soprattutto nel percorso, non nell’arrivo.
La vittoria è più il viaggio di andata che il ritorno, è più sabato che domenica.
Perché la vittoria nasce e cresce durante l’attesa, nella meticolosa costruzione del progetto in cui credi.
Chi mi conosce davvero, però, sapeva già il mio significato di Vittoria.
Infatti non tifo Atalanta per i trofei o per l’ambizione di vincere un titolo.
L’Atalanta è innanzitutto famiglia, è la mia Terra.
Non l’ho scelta, io l’ho solo -semplicemente- amata.
E lei ha amato me.
Ma siamo verso la fine di una stagione in cui c’è ancora molto da vincere e molto da perdere, direbbero quelli bravi.
Ed io non posso far finta di nulla, nonostante la mia indissolubile ed inscalfibile fede.
Siamo in finale di Coppa Italia, e stiamo lottando per tentare di tornare -per la terza volta consecutiva- in Champion’s League.
Roba da impazzire.
Basterebbe questo per dire che abbiamo già vinto, ma non voglio essere banale, paraculo, scontato, scaramantico e, per certi versi, ridicolo.
Perché se non vinceremo, se non centreremo gli obiettivi, a noi ci butteranno via, diranno che siamo dei perdenti.
Conosco quelle persone, so come ragionano.
Ci masticheranno, ci sputeranno sul selciato facendo alzare solo tanta polvere, per poi lasciarci lì – da soli- a tossire.
Tutto quello che avremo fatto, non conterà più niente, per loro.
E chissenefrega, direte voi.
Ma c’è un ma.
Perché potremmo anche vincere noi.
E se riuscissimo a vincere (con il nostro budget, senza i loro super debiti, senza il loro super ranking, senza aver bisogno di dover cambiare le regole fondando una super lega) potremo dire -nel nostro piccolo- di aver cambiato questo sport, senza portare via il pallone come hanno tentato di fare loro.
Lasciando un solco profondo, non solo il segno come già fatto in questi anni.
Ed è quello che voglio.
La nostra vittoria, se mai arriverà, dovrà significare qualcosa.
Noi siamo lì, in quella foto.
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