Sono stato toccato molto da vicino dal coronavirus ma, ufficialmente, nessuno dell’Atb l’ha contratto sebbene alcuni di noi siano finiti in ospedale. Abbiamo lavorato, sempre, nonostante i pullman fossero vuoti o quasi, perché, e non lo sapevo, nella Costituzione c’è scritto che il servizio pubblico non può essere sospeso. Ammetto: non ho controllato, nemmeno ora. All’inizio dell’emergenza era fervente l’idea complottistica perciò venivo sballottato ora da quella ora da questa teoria. Per fortuna mi sono imbattuto in una scienziata, una donna molto preparata che non si affida a idee sventolate da chi al momento grida più forte, ma solo a teorie poi comprovate permettendomi così di scartare alcune ipotesi.
La seguente domanda è legata al fantomatico mega complotto internazionale: perché nessun politico o personaggio famoso è morto di coronavirus? La risposta no: perché questo male non è il flagello descritto nel libro dell’Apocalisse che sterminerà la razza umana ma un virus curabile. La cosa basilare è ovviamente la tempestività delle cure nonché lo stato generale di salute della persona affetta. La questione sta proprio qui, nel fatto che la tanto sventolata eccellenza del sistema sanitario lombardo è finita in ginocchio, in sovraccarico, privata della possibilità di occuparsi di tutti i malati che si presentavano in ospedale per tempo: un marasma che ha condotto alla morte di migliaia di persone in pochissimo tempo. Le reali cause vanno ricercate nella politica che, come sempre, gioca un ruolo di fondamentale importanza. Bisogna andare a ritroso nel tempo per meglio capire, e colgo l’occasione per rivolgere un grazie dal profondo del cuore al “fu salvatore della patria” Mario Monti il quale, tagliando un’infinità di posti letto, ha tracciato un solco che i politici a lui succeduti hanno fedelmente seguito creando in questo modo le condizioni per la tragedia che noi di Bergamo, più di tutti, abbiamo pagato in termini di vite umane.
Praticamente hanno costretto medici e infermieri a dover scegliere chi doveva vivere e chi morire: la parola “atroce” rende perfettamente l’idea. L’immagine di quella fila di carri militari diretti al cimitero della mia città è sempre lì, pronta a riportare lo sgomento di quei giorni, e non serve richiamarla in maniera esplicita per spaventarci perché indelebile nei nostri cuori: è sufficiente un soffio per riaccendere il terrore del Covid-19 e questo i governanti lo sanno perfettamente e ci giocano (passatemi il termine). La gente ha paura ma è stanca di pagliacciate. È evidente che stanno usando il terrore psicologico per tenerci sotto controllo promulgando DPCM a dir poco imbarazzanti, così come sostenuto già a suo tempo dal giornalista Nicola Porro che gridava all’anticostituzionalità dell’obbligarci reclusi in casa. Basta, vi prego.
Ora salto di palo in frasca (ma nemmeno tanto dai) citando il dottor Shiva Ayyadurai, titolare di quattro lauree al MIT di Boston, contro cui i canali di informazione ufficiali del mondo intero si erano scagliati per screditarlo e distruggere la sua immagine, ma soprattutto il significato di ciò che ha detto. Pensate che questo personaggio pubblico si è permesso di accusare Hilary Clinton, Bill Gates, quel sant’uomo di Anthony Fauci e società multinazionali come Big Pharma, di manipolare l’emergenza per fini personali. Incredibile che quell’uomo sia ancora in vita. Comunque, a parte la battuta, se il dottor Shiva sia un pagliaccio o meno non sta a me stabilirlo, anche se dare del ciarlatano ad un plurilaureato al MIT di Boston mi sembra un tantino eccessivo, ma tra le tante cose che il presunto millantatore ha sostenuto parlando dell’essere umano ce n’è una che m’ha trafitto dritto nell’anima perché è ciò in cui credo e crederò sempre: l’unicità e la straordinarietà del nostro organismo che possiede un sistema immunitario evolutosi in milioni e milioni di anni a cui però la medicina moderna vuole sostituirsi distruggendolo, rendendoci farmaco dipendenti invece di affiancarlo e potenziarlo com’è accaduto con vaccini di comprovata efficacia. Invito a vedere la sua video intervista, così come suggerisco pure il video pieno di spunti di Riccardo Leone. Ci sarebbe moltissimo altro da dire ma mi limito ad un consiglio: non affidatevi ai canali ufficiali ma spaziate con sagacia e oculatezza verso altre fonti di informazione, non cacciate la testa sotto la sabbia sebbene aprire gli occhi ad altre possibili verità costi fatica.
Domanda che mi fu rivolta a suo tempo: “Ma tu chi ti credi di essere per parlare del coronavirus?”
Ho elaborato alcune risposte del tipo… Un libero cittadino. Un autista dell’Atb. Uno scrittore, anzi meglio, uno scribacchino. Uno pseudo-giornalista. Un uomo che orgogliosamente fa della sincerità il suo baluardo. Un imbecille che crede di essere tutte queste cose messe assieme.
A me piacciono tutte, in particolare l’ultima.
Marcus Joseph Bax