di Giovanni Sala

Un pareggio a Roma sabato sera ha permesso al tecnico rossonero di conservare, almeno momentaneamente, la panchina del Milan. Mihajlovic si salva quindi, in vista dell’incontro fondamentale di Coppa Italia con il Carpi mercoledì sera. I rossoneri hanno dalla loro un tabellone più abbordabile rispetto alle concorrenti, sta a loro non sbagliare per sperare nell’Europa.
I problemi però restano, pochi gol fatti e troppi subiti, leader che mancano e gioco espresso solo a tratti. Qualche miglioramento il tecnico serbo lo ha portato, però è evidente che non basta per rispettare le aspettative dei tifosi e della dirigenza.
Proprio la dirigenza, nello specifico Berlusconi e Galliani, viene considerata come la maggiore responsabile del periodo nero del Milan. Dal poco interesse mostrato dal presidente, ormai sempre assente da San Siro, al mercato gestito male, con paramentri zero prima e supervalutazioni poi. All’amministratore delegato viene attribuita la colpa di aver pagato troppo giocatori che non valevano altrettanto, come Bertolacci, e di essersi concentrato solo sull’attacco e la difesa ignorando il centrocampo, affidato agli spunti di Bonaventura e poco altro. Galliani viene inoltre accusato di favorire i rapporti di mercato con determinate società (come il Genoa) e con determinati agenti a discapito di altri, magari più convenienti, ma non “nella cerchia” dell’a.d.
Va aggiunto anche il rendimento altalenante (per usare un eufemismo) di alcuni giocatori che dovrebbero essere punti di riferimento come Montolivo, De Jong, Luiz Adriano e Bacca.
L’ambiente a Milanello non è dei migliori, dopo l’addio dei senatori nel 2012 infatti sembra che non ci sia più un progetto, e le bagarre tra l’a.d. e Barbara Berlusconi prima e la compravendita tra Berlusconi e Bee poi, hanno destabilizzato un ambiente che ha sempre fatto della società il proprio punto forte.
Allegri, Seedorf e Inzaghi hanno sperimentato sulla propria pelle la situazione, rimettendoci il lavoro nel giro di due stagioni, Mihajlovic potrebbe essere il quarto tecnico esonerato in pochissimo tempo, altro segno di instabilità, per un club che ha quasi sempre avuto progetti chiari intorno al tecnico.
Come risolvere? Difficile trovare una soluzione che vada bene da subito. Bisognerebbe prima di tutto fare chiarezza sulla società, sull’eventuale vendita del club e sui nuovi possibili proprietari, dato che del misterioso mister Bee ad oggi si sa ancora troppo poco e le informazioni spesso sfociano nelle voci. Il secondo passo sarebbe lo stadio, passo che a dire il vero il club rossonero stava facendo prima di essere bruscamente arrestato dalla solita assurda burocrazia italiana. Costruire stadi in Italia sembra un’impresa estrema riservata solo a pochi eroi e per adesso sia Inter che Milan devono restare al Meazza (che avrebbe bisogno comunque di un rinnovamento).
Infine arriviamo alla rosa, basta fare mercato per correre ai ripari, costruire un progetto è d’obbligo e costruire una rosa con la giusta alchimia di leader e giovani per ripartire lo è ancora di più. Eliminare qualche elemento che non rende più come dovrebbe (Montolivo come capitano sembra fuori luogo) e sostituirlo con elementi scelti da un’attenta osservazione e non da una cerchia ristretta di agenti e squadre.
Infine arriva la grinta, quella non manca al tecnico Mihajlovic, ma non sempre riesce a trasmetterla ai suoi giocatori, che spesso perdono punti preziosi con squadre combattive, ma non inarrestabili come Verona, Frosinone e Bologna. Bisogna prima di tutto fare punti con le cosiddette “piccole” (anche se ormai questa definizione non è più esatta) e poi giocarsela con le grandi, come fatto con la Roma e ancora di più con la Lazio. L’obiettivo dichiarato è il terzo posto, ma molti tifosi si accontenterebbero di un semplice ritorno in Europa, anche dall’Europa League, l’impresa non è impossibile, a patto che tutti tornino a fare la loro parte.