di Federico Biffignandi
Un count down inesorabile. Il traguardo che si avvicina. Guardarsi indietro porta a rivivere 8 mesi di sofferenze. Rimpianti. Colpi di fortuna. Bilanci. Guardare avanti invece mette angoscia: due passi e c’è la fine. Nel frattempo, tutto intorno prende una forma diversa, un sapore diverso, un calore diverso: la primavera che si fa largo, la luce che rimane dall’inizio alla fine degli allenamenti, maglie termiche e calzamaglie che vengono lasciate nel cassetto e più spensieratezza. Ma per tanti, noi compresi, quel dannato “a 180’ dalla fine” significa vedere il traguardo lì ad un passo oppure la delusione più grande, non c’è spazio per mollare. E allora tutto quello che sembra bello (la primavera, la luce, il caldo) diventa una distrazione, un modo per rischiare di abbassare la tensione. Sembra assurdo ma dopo 8 mesi di fatiche, gli ultimissimi due sforzi sono i più duri. Due settimane di cui si farebbe volentieri a meno, o meglio: sarebbe bello addormentarsi in queste e risvegliarsi a giochi fatti, con l’obiettivo raggiunto, pronti per giocarsi una, due, tre o le quattro partite della post-season. Per noi il pareggio di domenica è stato forse figlio di questa piccola grande ‘passione’ che ci sta portando verso la fatidica 30a giornata: 2-0 e dominio nel primo tempo, 2-2 al 90’. Tutto da rifare, tutto da rimettere in discussione proprio mentre la rimonta strepitosa sembrava ormai essersi compiuta dopo un girone di ritorno fatto di 4 mesi di gioie, sacrifici, impegno, fortuna. L’aria all’inizio dell’allenamento di martedì era pessima: un misto tra delusione e bandiere bianche alzate. Appunto, clima da fine stagione. Poi, un cerchio. Qualche parola, sguardi fissi, muscoli pronti, sospiri e un’unione ritrovata. Allenamento sostenuto, primaverile nella sua sostanza, invernale per l’intensità con cui è stato affrontato. Domenica c’è uno scoglio durissimo da superare, si prova un po’ di invidia verso chi ha già festeggiato qualcosa di importante e verso chi lo potrà fare alle 17.30 di domenica, al triplice fischio. Per noi, comunque vada, anche a quell’ora nulla sarà terminato perché il Loreto è fatto così: fino al 90’ dell’ultima partita è tutto in bilico, tutto in sospeso, tutto complicato. Fino a quel momento le classifiche saranno guardate e riguardate, sognate di notte, saranno il buongiorno del mattino e l’ultima schermata del cellulare la sera. Il calendario, le possibili combinazioni, gli esiti, i verdetti pure. Uno strazio, ma è una passione a cui non si rinuncia.