di Federico Biffignandi e Michele Bonaita

E’ proprio vero che la vena creativa spesso sorge quando le cose non vanno esattamente bene. Ma è altrettanto vero che basta mezza frase e un gesto semplice per far ritornare quella voglia di “creare”. E’ successo così: fino a che il Loreto annaspava a centro classifica di cose da dire ce ne erano tante e i nostri racconti uscivano dalla tastiera come nulla. Poi è stata ingranata la marcia e, concentrati come siamo stati nelle ultime settimane sull’obiettivo da raggiungere, la tastiera si è come arrugginita. Ma il Loreto esiste ancora, più vivo di prima. Meno “chiacchierone” forse ma c’è ancora e non intende farsi intimidire da giocatori, dirigenti e direttori di gara che si sono impermalositi per quello che goliardicamente è stato scritto da settembre per rinfacciarlo in campo senza sapere nemmeno di cosa stessero parlando e, anzi, commettendo figuracce. Abbiamo sentito un po’ di tutto ma tant’è, siamo ancora qua col sorriso sulla bocca, la voglia di vincere, divertirsi e raccontarci. Si torna a scrivere perché lo spogliatoio stesso ha sussurrato “perché non ci sono più le puntate?” e perché una vecchia volpe come il nostro “Michi” (Michele Bonaita) ha pensato bene di scaricare la tensione accumulata nell’ultima partita giocata mercoledì sera sulla tastiera centrando in pieno l’obiettivo di raccontare il Loreto dallo spogliatoio. Ecco come ha vissuto lui il match: “Partiamo dalla fine: questa vittoria è dedicata a chi in settimana arriva puntuale e suda durante l’ allenamento per guadagnarsi 5 minuti la domenica e invece alla fine si siede, prende freddo e soffre. Il gruppo non lo faccio io che gioco più spesso, il vero gruppo lo fa chi il campo lo vede poco, troppo poco. Siete voi le colonne del nostro spogliatoio! Per noi Loreto – United Urgnano (recupero di una delle due partite rinviate per neve) è una partita importante, arriva il capocannoniere della categoria, si gioca di sera e il clima è quello giusto; per tutti questi motivi avverto la tensione giusta. In fondo che sia Borussia Dortmund – Juventus o Loreto – United Urgnano non fa questa grande differenza. I brividi delle partite di sera sono unici e saranno la cosa che più mi mancherà quando smetterò di giocare. Durante il riscaldamento stranamente nessuno parla, al punto che faccio una domanda ai miei compagni: ”Oh ragazzi, stiamo dormendo o è concentrazione?”. Poi scendiamo in campo, mi aspetto poche presenze sulla tribuna invece al fischio d’inizio l’affluenza non è male e questo probabilmente ci dà ancora più carica. Partiamo alla grande con 3-4 occasioni grosse così che non sfruttiamo, ma dopo un quarto d’ora Chicco scende sulla destra, crossa in mezzo e il Dona di testa la mette. 1-0 per noi. Penso: “Allora nel riscaldamento non stavamo dormendo”. Forse un po’ appagati caliamo di intensità e attenzione, lo United lo capisce e si sveglia, guadagna metri e alla prima vera discesa, Colleoni viene agganciato in area, l’arbitro fischia un giusto rigore che Diego tocca solamente. Loreto 1 – United 1. Si ricomincia tutto da capo, la partita cambia, si scalda in campo e fuori e nemmeno l’intervallo placa gli animi. Rientriamo che è una bolgia, le occasioni ci sono da entrambe le parti, gli scontri ormai non si contano più. Fra me e Colleoni ormai è duello vero, io mi faccio sentire qualche volta, lui non è tipo che si tira indietro, ma se nel primo tempo i suoi erano quasi solo lamenti ai quali non rispondevo, nel secondo ci scappa qualche sorriso e il confronto diventa totale; a tal punto che al 91esimo su una punizione da metà campo gli dico: “Siete già troppo bassi in area, adesso vi facciamo gol” lui intuisce il pericolo e urla: “Uscite dall’areaaaa”. Troppo tardi. Come in una vero mercoledì da leoni alla Sandro Piccinini ecco la sciabolata morbida del Nico, il mucchio selvaggio in area, palla nei piedi del Tia, Pericolo… Gran botta! Goooooool …Incredibile!! ‘Ccezzionale!! L’esultanza è incontenibile!! Loreto 2 – United Urgnano 1”. Quella notte ho fatto fatica ad addormentarmi, raramente l’adrenalina di una partita si era impadronita in quel modo del mio corpo ma questi sono i motivi per la quale vale la pena vivere il gioco del pallone.