Mi ero ripromesso di scrivere solo d’amore, di sogni, di cazzate, di ironia o sarcasmo ma non ci riesco. Non riesco perché quando le tue aspettative vengono disattese, vedi che ti hanno preso per i fondelli e ti accorgi che si sta colando a picco, si genera un senso di frustrazione che in qualche modo va scaricato o diventa dannoso per il proprio fisico.
Di cosa sto parlando?
Non posso dirlo nello specifico per ragioni di etica ma credo che il mio lamento sia un vestito che calzerà come un guanto a tantissime realtà.
Sicuramente è capitata a molta gente la sensazione di ritrovarsi in un luogo considerato inarrivabile, elitario, oppure di provare emozione per un regalo inatteso, o magari atteso, ma così tanto desiderato da non riuscire a crederci, soprattutto se “il pacco” è stato infarcito con belle parole. Poi passa del tempo, di cui si dice sia galantuomo, e un bel giorno cade il velo mostrando dove realmente sei finito, della vera natura di un regalo che alla fine si rivela non essere un regalo. Mi aiuto con un esempio concreto per trasmettere la mia sensazione, che poi è quella di molta gente. Immaginiamo che si stia scartando il suddetto pacco con un sorriso di gioia che taglia il volto da parte a parte: si disfa il fiocco, si toglie il nastro adesivo dai bordi, si leva la carta mentre il livello dell’aspettativa sale, sale a livelli stratosferici. Infine, si apre “lo scatolo” (come dicono alcuni miei colleghi di lavoro) sbirciando al suo interno ebri di felicità e… dentro c’è una merda, una cacca, uno stronzo. Qui calzerebbe a pennello la musichetta che si sente nei quiz televisivi quando il concorrente sbaglia la risposta. Comunque, chiedo perdono per i vocaboli scurrili: ci ho pensato parecchio ma ho convenuto che nient’altro rispecchiasse meglio la distanza fra l’idea di quel che doveva essere e quel che in realtà è.
Il potere della disillusione è tanto più grande quanto maggiori sono le aspettative. E così è stato per me e per le molte persone che mi circondano. La sensazione che provo ora è la stessa magistralmente riprodotta da James Cameron nel famosissimo lungometraggio Titanic: l’inaffondabile, così come lo avevano battezzato, stava affondando mentre i musicanti a bordo seguitavano a suonare allietando gli astanti. La medesima cosa sta capitando a me adesso: la gigantesca nave su cui mi trovo ha da poco urtato l’iceberg e sta imbarcando acqua, chi sta ai comandi sa benissimo cosa sta accadendo e dà l’ordine di sorridere perché la cosa fondamentale è salvare le apparenze. Alcuni si sono accorti che qualcosa non quadra ma l’illusionismo della dirigenza tiene celato il problema mentre s’arrabattano per rinviare quel che appare inevitabile: la colata a picco. Non sarà immediata, così come non lo fu per il Titanic. Ci vorrà del tempo, forse anni, ma il destino è segnato. La maggioranza delle persone sulla nave non capisce o non vuole capire, dato che subentra pure il bisogno di taluni esseri umani di rifuggire la realtà per timore della stessa, e procede la propria esistenza come se nulla fosse, palesando tranquillità, ostentando sicurezza quando invece il timore impera e fanno il possibile per tenerlo sotto controllo deviando la loro attenzione su avvenimenti lieti o fatti contingenti. Un giorno avverrà che molti diranno “cazzarola, a saperlo prima” ma del senno di poi son piene le fosse.
Come dicevo all’inizio, il mio lamento si adatta a tantissime realtà che spaziano dall’ambito locale, al nazionale, al mondiale. Ad ognuno la scelta di calzare questo abito a qualsivoglia situazione.
Concludo questa succinta e volutamente ermetica esternazione citando le parole in perfetto dialetto bergamasco di un mio caro amico di cui non posso fare il nome e nemmeno il cognome:
“L’importante l’è chi sèe vernisac be dè fò”
Per la traduzione chiedete a chi mastica la parlata del nord.
Un saluto al mio amico Tom che, preso tra due fuochi, tra l’incudine e il martello, tra quelli che si lamentano e quelli che ce l’hanno con coloro che si lamentano, deve fare del suo meglio per sopravvivere arridendo al cattivo gioco.
Aloa bella gente e comunque vada… buena vida.
Marcus Joseph Bax