Federico Pisani

esordiente in serie A a soli 17 anni  in Cagliari Atalanta 0-0 allenatore Giorgi, nasce in Toscana a Capannori. Nel suo piccolo paese gli amici lo chiamano Zola e questo dice molto  sulle qualità del ragazzo. Rapidissimo con la palla ai piedi a 12 anni si guadagna un provino con il Torino ma preferisce restare a casa fino al 1989 quando l’Atalanta lo convince a trasferirsi a Bergamo. Fa parte della mitica banda Prandelli che a livello giovanile vince campionato primavera e torneo di Viareggio. La sua carriera calcistica è praticamente targata solo Atalanta tranne una breve parentesi al Monza. Con noi gioca 44 partite nella serie maggiore segnando 5 goal oltre a 20 presenze ed un goal in B ed a 8 presenze ed un goal in coppa Italia. La sua non eccelsa altezza (1 metro e settanta) gli consente  rapidità nel dribbling accomunato ad uno scatto fulminante che lo rende imprendibile sulla fascia il tutto condito da un eccellente controllo di palla e da un tiro potente. Federico è un giocatore anomalo, di quelli che tutti gli allenatori sognano di avere a disposizione, nelle 44 partite giocate in A solo in 13 occasioni parte titolare ma nelle 31 occasioni in cui subentra si rivela spesso decisivo. Delle 5 reti realizzate nella massima divisione ne realizza ben 3 di testa.

Quando segna l’Atalanta non perde:
1993 Atalanta-Fiorentina 2-1 apre le marcature smarcandosi sul secondo palo e colpendo di testa (e uno) condannando i viola alla retrocessione;
1995 Bari-Atalanta 1-3 suo il goal del vantaggio, lungo rilancio di Montero , Chicco si inserisce tra il centrale ed il portiere e lo batte in uscita, poi doppietta di Tovalieri;
1996 Atalanta-Roma 2-1  Con la Dea in svantaggio, Mondonico fa entrare Federico che crea dal nulla una magia:dalla sinistra salta secco il diretto avversario e con un bolide imprendibile manda la palla ad insaccarsi sul palo opposto. Morfeo segnerà poi su rigore il goal che ci permetterà di interrompere la serie di 6 sconfitte consecutive;
1996 Piacenza-Atalanta 2-2 goal del pareggio finale di testa (e due);
1996 Atalanta-Cremonese 1-1 ci porta in vantaggio con un colpo di testa (e tre) su angolo battuto da Morfeo.

12 febbraio 1997 lui e  Alessandra ci lasciano ma restano nel cuore di tutti  anche di chi all’epoca non era ancora nato. L’Atalanta ritira la sua maglia numero 14 ,  i  tifosi  neroazzurri non lo dimenticheranno  mai. Nel 2017 a vent’anni da quel tragico incidente la curva a lui intitolata espone uno striscione commovente “Abbracciati alla vostra stella… Chicco  & Ale regalateci la gioia più bella” accompagnato da una gigantografia dei 2 ragazzi con migliaia di cartoncini con il numero 14 sul fronte. Anche i tifosi dell’Eintracht espongono lo striscione “per sempre parte di Atalanta-Pisani 14”.

Spigolando.
Non ci sono spigolature da raccontare nella vita di un ragazzo di 22 anni, ci sono sogni da realizzare, mete da raggiungere, traguardi da tagliare.
Mi permetto di raccontarvi un sogno di Chicco:  la partita della vita, quella  che tutti i ragazzi  vorrebbero giocare.  “E’ la sera del  6 novembre 2019  uno stadio che mette i brividi,  San Siro, l’avversaria è una delle squadre più forti del mondo, il Manchester City, l’incontro è valido per il ritorno  di  Champions League, io gioco nell’Atalanta forse una piccola squadra ma amata e seguita  in modo incredibile dai suoi tifosi, dal suo popolo.
La settimana precedente a Manchester non è andata molto bene, per  passare il turno stasera bisogna fare punti. Facile a dirsi  complicato a farsi quando gli avversari si chiamano De Bruyne, Sterling, Sanè, Aguero e l’allenatore è, dopo il Gasp, il più bravo al mondo. L’andata l’ho vista in panchina, sono un poco deluso, d’altronde “rubare” il posto a gente come il Papu, Ilicic, Zapata, è complicato però spero che stasera il mister abbia bisogno di me, anche solo per qualche minuto.
Lo stadio è uno spettacolo, pulsa di passione,  siamo un corpo unico con i nostri tifosi  che con un tifo incessante   ci spingono a superare noi stessi ed il  grande ostacolo che abbiamo davanti. Il risultato non si sblocca , in panchina fremo e cerco con lo sguardo il mister sperando che mi faccia un cenno, da subentrato sono stato spesso decisivo . Il risultato è bloccato sullo 0-0   mancano solo quattordici minuti alla fine, come il numero della mia maglia , finalmente il mister mi fa segno,  tocca a me.
Non c’è tempo per le emozioni, siamo letteralmente sospinti dalla nostra gente ma il cronometro scorre inesorabile. Minuto 89 il Papu mi lancia in profondità , ne salto un paio poi vedo Josip che reclama la palla, la metto in cassaforte e cerco una zona in cui l’immaginifico sloveno me la possa servire. Lui ne combina una delle sue, tunnel al primo avversario, veronica al secondo poi con il terzo occhio mi vede arrivare e me la restituisce al limite dell’area.  Non ho tempo per pensare,  con uno scatto bruciante anticipo il tentativo di tackle del difensore e colpisco   di collo pieno  la palla che  viaggia come un proiettile e polverizza la ragnatela  all’incrocio dei pali…
Boato, non capisco più nulla, corro come un pazzo verso il  settore dove c’è la mia Ale, ovviamente non la vedo   ma è come se  lei fosse con me sul prato. La gioia che provo è irrefrenabile, in pochi secondi mi passano davanti i sacrifici che ho fatto per  arrivare a questo, piango, rido, sogno…”.
Grazie Chicco per le emozioni che ci hai e che ci avresti regalato, il tuo sorriso e quello della tua Ale non ci abbandonerà mai.
Per sempre con noi.

Danilo Rota