“Ma che cavaliere…”:
avete presente? Voi aprite la porta alla donna che sta dietro di voi e lei vi ringrazia chiamandovi così. Poi ci sono cavalieri e cavalieri, Igor Trocchia lo è per due motivi, innanzitutto per la cortesia che lo contraddistingue nella vita come in panchina, qualcosa che tra noi italiani sta diventando sempre più raro, poi per la Repubblica Italiana, premiato dal presidente Mattarella in persona. Che ha fatto l’ex bomberone del Monterosso di tanto importante? Ha detto no al razzismo, che in tempi come questi succede davvero poco e l’ha fatto nel modo migliore, di fronte ai suoi ragazzi, gli esordienti del Pontisola, impegnati in un torneo importantissimo. Durante la partita al centravanti dei Blues arriva il solito insulto per il colore della pelle, molti allenatori farebbero finita di niente, Igor no, ritira la sua squadra e buonanotte ai calciatori e alla coppa che i suoi avrebbero vinto.
Accadeva quasi un anno fa, lo scorso Primo maggio, a Rozzano. Dieci mesi dopo lo Stato ha premiato al Quirinale quel gesto così controcorrente, e prima c’erano state la benemerenza della Provincia e quella delle Fiamme Gialle. E non è finita qui, a fine maggio Igor avrà un posto nella hall of fame di Coverciano per aver vinto la prima edizione del premio “Davide Astori”, riservato a chi si rende protagonista di un episodio di fair play di cui andare fieri.
Trocchia come un Superman moderno, proprio lui, lontanissimo da come ci si immagina possa essere un eroe, Igor non fa proclami né regala verità assolute. Ha il sorriso cucito addosso nella buona come nella cattiva sorte e la comprensione verso tutti, anche per chi parla male di lui per via di quella brutta bestiaccia che è l’invidia. E poi la smisurata voglia di conoscere le persone, la gente, la sola cosa che per lui è davvero importante. Così ieri, così oggi, chi scrive e Igor all’una e trentacinque circa a un tavolo della Giuliana. Alla trattoria D’Ambrosio un sacco di bergamaschi affamati, un signore e una signora si siedono vicini a noi, Igor gli apre il cuore e comincia subito a chiacchierare. I nostri due vicini sono rapiti dalle sue parole, “l’intelligenza che ci si deve mettere quando su un campo si crescono dei ragazzi, che qualche volta hanno genitori che ci tengono troppo, e bisogna sempre ricordare a tutti che è un gioco e l’obiettivo non è vincere, ma divertirsi in un gruppo che col tempo fa diventare uomini, anche chiacchierando coi compagni un’ora sotto la doccia, parlando fitto di quello che va e di quello che non va in campo come nella vita di tutti i giorni”.
Il mister dei sogni che per chi scrive è un amico e anche un esempio, una delle pochissime persone che non ho mai sentito “sparlare”, mai un giudizio cattivo su qualcun altro. Non lo faceva da giocatore, punta centrale, un bell’osso, tanta classe ma altrettanta furbizia, col gol come assillo, per arrivarci botte, spinte e calcioni da dare e da prendere nell’eterna lotta col centrale avversario, poi, finita la partita, a bersela insieme, con quel sorriso napoletano che illumina di sole e di mare tutto intorno. E Igor non lo fa ora che è mister, uno dei pochi uomini che conosco che vede sempre il bicchiere mezzo pieno perché “noi allenatori siamo educatori e coi ragazzi bisogna avere pazienza, il nostro numero sette crescerà anche se ha le spalle strette, diamogli il tempo per fiorire, di sbagliare una serie di calci di rigore senza viversela come una tragedia, ma come qualcosa che capita anche ai migliori”.
Igor Trocchia ci piace da morire, che la signora al tavolo con noi, una quarantina lunga lunga, in forma, va su facebook a vedere chi è, anche perché il nostro eroe è un belloccio, e scopre che è l’allenatore premiato da Mattarella e lui dà giusto due dettagli e poi cambia discorso, si mette a parlare del mercato, il suo pollo che scrocchia in sei piazze bergamasche, ogni giorno una diversa. “Ah, ho capito adesso, lei è quello degli arrosticini. Io venivo a Curno a comperarli per mia mamma”. E lui, il Cavaliere, le risponde con un’impressionante naturalezza: “Come faccio a non ricordarmi di una donna bella come lei?”. E alla signora brillano gli occhi dalla felicità, perché alle volte bastano due parole carine e senza malizia per trasformare una giornata normale in una meravigliosa.
Al di là dei premi della Figc o della stretta di mano di Mattarella, Trocchia è prima di tutto questo, un ragazzotto bello, buono, simpatico e gentile, che è un piacere conoscere e frequentare. Tutto qui, viva Igor e chi ha la fortuna di stargli accanto.
Matteo Bonfanti
Nella foto: il direttore Matteo Bonfanti con Igor Trocchia e Dea, la cagnetta di Monica Pagani, ad del Bergamo & Sport
Per leggere il gesto di Igor Trocchia https://www.bergamoesport.it/negro-di-merda-al-centravanti-degli-esordienti-del-pontisola-e-i-blues-decidono-di-smettere-di-giocare-oggi-a-rozzano-un-bellissimo-gol-contro-il-razzismo-applausi-a-mister-ragazzi-genitori-e-soci/