Fine dei giochi. Appuntamento…a data da destinarsi. Con il comunicato riguardante la “sospensione definitiva” dei tornei di respiro nazionale dedicati, in ambito di vivaio, alle società professionistiche, si chiude, almeno per ora, l’avventura degli Allievi Under 17 dell’Albinoleffe, allenati da un volto arcinoto del calcio bergamasco quale Max Maffioletti. Convincente, per quanto incompiuto, il percorso della giovane creatura celeste, issatasi al quarto posto in un girone, come il B, riconducibile al Nord-Est e dunque pieno zeppo di incognite. Ma come riconosce mister Maffioletti, la bontà del lavoro svolto non può e non deve essere circoscritta al mero risultato e alla posizione di classifica, perché di mezzo c’è un’alchimia, quella tra tecnico e giocatori, fatta per forza di cose di ascolto, abnegazione e progettualità. Insomma, per avere dei risultati bisogna primariamente saperli aspettare e in questo senso il bilancio sciorinato è da ritenersi più che positivo. “E’ stato un campionato impegnativo ma anche soddisfacente – spiega il “Maffio”, autentica icona dell’Albinoleffe e del pallone orobico – in primis perché con l’Under 17 l’aspetto più affine alla didattica del calcio comincia a lasciare il posto alla competizione, alla necessità di arricchire il ragazzo di tutte le risorse più congeniali per l’ottenimento del risultato. In questo senso la risposta di tutto il gruppo è stata incoraggiante e si innesta nel più ampio lavoro compiuto dalla società, chiamata a verificare tutte le fasi della crescita del ragazzo. Devo dire che il credo della società si rispecchia perfettamente nel mio e quelli che sono i miei concetti di calcio, i miei principi-guida, sono stati avvallati e condivisi, verso la riuscita di un progetto che passa anche per la valorizzazione dei migliori talenti. Di buono, dunque, c’è questo quarto posto, ma soprattutto c’è il lancio di alcuni ragazzi che in corso d’opera si sono cimentati nella formazione Berretti, contribuendo con un impatto ottimale e realmente migliorativo. Credo che queste siano le soddisfazioni maggiori per un tecnico, al di là dei risultati e della classifica, che oggi più che mai risulta sospesa. La situazione è serissima e non sappiamo per quanto si protrarrà, la scelta ratificata della Federazione era stata in qualche modo preventivata ed è volta a tutelare la salute dei ragazzi. Sono loro i più esposti, i vettori più ricorrenti, e sarebbe davvero buona cosa se arrivasse un vaccino, per trovare un antidoto al virus e per capire come muoverci, nell’ottica della pianificazione dei prossimi mesi”.
Difficile prevedere cosa sarà della squadra e, più in generale, di tutta l’attività calcistica e sportiva. Mister Max Maffioletti prova da par suo ad abbozzare qualche scenario. “Magari riprenderemo strutturando l’attività sui gruppi – spiega l’ex attaccante di Atalanta, Albinoleffe e Alzano Virescit – oppure, come più probabile, si andrà direttamente ad agosto, o settembre prossimo, per una nuova stagione. Prendiamo atto a malincuore della scelta compiuta, ma è pur vero che di mezzo c’è l’egida del Settore Giovanile e Scolastico e quindi, senza scuola, non si può pensare di riprendere il calcio. Nella gran parte dei campionati di calcio giovanile, non ci sono retrocessioni e diventa più sostenibile l’annullamento, mentre per le prime squadre prevedo un quadro molto più caotico e tormentato e ci sarà di ché battagliare. L’attesa di conoscere gli scenari che verranno consentirà allo stesso tempo di anticipare determinate valutazioni. Avremo modo di analizzare il comportamento complessivo dei giocatori e la stessa società potrà muoversi per cambiare, o confermare, gli staff tecnici. Credo sia stato un anno positivo, ho apprezzato la condivisione di determinati concetti, altrove non apprezzati ed è bene ricordare che certi principi, apparentemente scontati, e che sono prima di tutto soggettivi, in realtà sono tutt’altro che scontati e sono messi alla prova in ciascuna tappa della tua carriera di allenatore. Il calcio espresso, per una fascia d’età come l’Under 17, è di buon livello e, per una realtà come l’Albinoleffe, passa per concetti condivisi. Vogliamo ragazzi leali, ma anche pronti a recepire l’istanza del risultato, e del gioco quale via per raggiungerlo. Spero e penso di poter continuare all’Albinoleffe, che oggi può vantare un centro all’avanguardia come quello di Zanica, con tanto di stadio di proprietà nelle intenzioni societarie. Siamo di fronte a qualcosa di unico, per la Lega Pro, ed entrare in un contesto del genere risulta bello, oltre che appagante. Credo fortemente nell’aspetto tecnico-tattico, ma anche nell’attaccamento, nell’affettività, da riporre verso i compagni di squadra e in questo senso la società mi ha assecondato pienamente. Il mister può sbagliare, tutti possono sbagliare, ma il ragazzo deve maturare un atteggiamento che faccia capire, in maniera critica ma costruttiva, che il mister sta sbagliando. Questo non è accettare tutto, ma è sapersi mettere a disposizione”.
Nella stretta attualità, la condivisione passa anche per le sinergie da intraprendere per contattare i ragazzi bloccati in casa dalla pandemia e mister Maffioletti, non uno qualsiasi per l’Albinoleffe, avendone rappresentato uno degli indiscussi trascinatori sul campo a cavallo degli Anni Duemila, spiega con dovizia di dettagli quanto accaduto: “Finché non ci son state le restrizioni, i ragazzi potevano godere di più spazio per allenarsi. Poi, con le restrizioni, abbiamo dovuto diversificare perché ai ragazzi che potevano lavorare all’aperto abbiamo mandato un certo tipo di scheda, mentre agli altri la scheda di un altro tipo. A me è toccato un lavoro più motivazionale, più psicologico, e ora spiace dover far presente ai miei giocatori che la stagione non riprenderà più. La situazione è molto strana, al limite direi, perché non è la classica sosta di metà campionato, o una fermata dai tempi certi, dove puoi garantire un’impronta di un certo tipo. Resta la consistenza del lavoro fatto nell’ambito formativo e, in questo senso, auspico davvero che questa crisi possa farci ragionare in maniera diversa da prima. In generale, si perdona di più a quelli bravi, ma non dovrebbe essere così. I migliori dovrebbero dare il migliore esempio e il bello del settore giovanile sta proprio nel correggere questi comportamenti: i migliori li puoi togliere dal campo. I più bravi devono rendersi conto che è la squadra a renderli tale e, per questo, devono pensare a fare sempre meglio. Qualcosa si è guastato nel calcio di oggi ed è un aspetto che mi fa ribollire il sangue, mi lascia tanto amaro in bocca. Non riesco a concepire un giocatore avulso dalla squadra, che gioca contro anziché a favore: la personalità va messa a disposizione della squadra, non di sé stessi. Lo posso accettare dai dirigenti, lo posso accettare dagli sponsor, ma non posso accettarlo dai giocatori. Vorrei che i giocatori più bravi fossero quelli, per intenderci, alla Maldini, alla Zanetti, perché quelli per me sono i più bravi”.
Pensiero di coda dedicato al grande amore dilettantistico. Max Maffioletti, la scorsa stagione campione in Promozione con il Valcalepio, ma fattosi apprezzare in numerose altre piazze quali Sarnico, Darfo, Trevigliese, Travagliato, Villongo e Brusaporto, ricorda con partecipazione quasi commossa una piazza storica, altrettanto attenta a quei principi e a quella condivisione che così spesso ricorre nelle parole del “Maffio”: “Voglio ribadire che quando si parla di principi, si parla anzitutto di soggettività. Io ho i miei e non sempre è accaduto di poter attuare questa condivisione. Eppure, quando di mezzo c’è la progettualità, il saper investire in qualcosa di solido, in campionati dignitosi che vanno al di là dei budget a disposizione, penso a una società-modello come il Forza & Costanza. E per come è andata sviluppandosi la mia carriera da allenatore, penso alla Stezzanese, che mi ha dato tanto e che ha sempre rispecchiato il mio modo di pensare il calcio”.
Nikolas Semperboni