Il premio di calciatore più amato del 2018 non poteva che finire nelle mani di uno dei simboli del calcio lombardo: Matteo Sora. L’ attaccante dell’ Atletico Sarnico, allo scoccare delle 37 primavere, si é confermato uno degli inossidabili del nostro pallone. L’entusiasmo di un ragazzino e una confidenza con il gol (toccata quota 225 in carriera) scritta nei geni, che gli appartiene come un dono. Il primo contatto ravvicinato tra Matteo e il calcio avviene alla tenerissima età di 5 anni in quella che rimarrà sempre lo snodo fondamentale della sua vita, Sarnico: “Dopo la formazione calcistica nella cantera lacustre ho disputato le mie prime stagioni in Eccellenza con la maglia del Cortefranca dove, a 17 anni, ho segnato all’ esordio contro il Chiari Valsabbia. Poi una stagione ad Adro, tre a Iseo, le esperienze nel Chiari e nel Castelcovati, prima del grande ritorno a casa nel Sarnico. Tre anni e mezzo nella mia patria calcistica e poi via alle avventure con Brusaporto, Casazza, il secondo ritorno a Sarnico, Valcalepio, Unitas Coccaglio e a chiudere il cerchio, l’ Atletico Sarnico, per il terzo (e credo ultimo) atto con i colori della mia città”.
Un anno da Sora. Un anno al top – “Il mio 2018 è partito con la maglia dell’ Unitas Coccaglio, con la quale ho disputato una buona stagione (7 reti), culminata con un piazzamento a ridosso della zona Playoff. Ho abbassato un pò la mia media realizzativa ma credo di essere stato molto più funzionale nell’ economia della squadra, tanto che il mio compagno di reparto, Andrea Valli, ha realizzato 19 gol, molti dei quali frutto della nostra grande intesa. Durante l’ estate é arrivata la chiamata irrinunciabile, quella a cui non puoi proprio dire di no: carta e penna in mano e ci si prepara per scrivere il terzo capitolo della mia storia con Sarnico, la mia casa calcistica e non solo. Il ritorno alla base. Così mi piace definirlo”.
Gol e Playoff: gli ingredienti per un super 2019 – “A livello personale e dal punto di vista realizzativo ho disputato il mio miglior girone d’andata di sempre. Non mi era mai capitato di segnare 13 gol in metà campionato, e onestamente nemmeno me lo sarei aspettato. Spero di continuare questo trend fino alla fine della stagione. Obbiettivi? mi piacerebbe chiudere a quota 20 gol, ma soprattutto desidero che la sorte sia più clemente con noi dal punto di vista degli infortuni perché, al completo, siamo una squadra che può battagliare per un posto ai Playoff: noi ci crediamo” Un approccio positivo che rispecchia anche il suo modus vivendi al di fuori del rettangolo verde: ” La mia vita si distribuisce tra lavoro e calcio. Sono responsabile magazziniere in un’azienda nella quale mi trovo molto bene. L’ ambiente é giovanile e questo é un aspetto fondamentale per approcciare in maniera positiva alla fatica e ai problemi di una giornata lavorativa. Sia in campo che nella vita di tutti i giorni la filosofia deve essere sempre la stessa: é giusto faticare, ma non bisogna mai privarsi dei momenti di libertà e di festa quando si ha la possibilità di staccare”.
Una dedica speciale. “Sono davvero soddisfatto di aver ricevuto questo premio. Lo considero un riconoscimento alla carriera più che alla singola stagione. Il ringraziamento più grande va alle due persone che mi hanno instradato e seguito in ogni tappa della mia vita calcistica, senza mai perdersi una partita: mia mamma che mi ha accompagnato al campo, per la prima volta, trasmettendomi questa passione. A mio padre, per avermi detto il suo primo “bravo” alla soglia dei 33 anni. Non era mai successo prima e quel suo complimento, così sincero e sentito, é uno dei momenti che porterò sempre con me”.
Michael Di Chiaro