Il mio è un lavoro meraviglioso e pure diabolicamente sincero perché ti aiuta ad avere una visione del mondo che difficilmente puoi scorgere nella quotidianità.
Sapete cosa è in grado di mostrarci per esempio? Ve lo dico subito.
Ci sbatte in faccia senza remore l’ipocrisia di alcune persone, o la loro presunzione, o la loro debolezza oppure le loro paure.
Ti aiuta a capire, per esempio, che tutti noi (tutti… anche chi si crede meglio degli altri) siamo luce ed oscurità e che chiunque potrebbe trovarsi un giorno dalla parte di coloro definiti “cattivi” anche quando non lo sono a prescindere.
Ma c’è una cosa che più di tutto è in grado di mostrarti: l’incapacità di dare un significato univoco alla parola “amore”.
Lo vedo così spesso quando tratto alcune separazioni!
Gente che si lascia con rispetto e vuole, in primis, il bene dei figli nati dalla relazione, accanto a persone convinte che l’amore sia un contratto irrisolvibile e che per forza di cose uno debba volere l’altro per tutta la vita.
Non entro nel merito del becero comportamento di coloro che cercano di usare i figli come mezzi di “ripicca” verso l’altro, restando convinti di potersi comunque fregiare del titolo di genitore, ma di certo non mi è possibile ammettere oltre ogni ragionevole dubbio che esista un significato univoco di questa parola, probabilmente così abusata!
Qualcuno dice – e tendo a credergli – che l’amore (quello vero) possa essere solo quello verso i figli. Altri dicono che è qualcosa di intimamente connesso alla passione e al desiderio dell’altro; vi sono persone che considerano amore l’irrefrenabile desiderio di volere ad ogni costo il bene dell’altro: qui si potrebbero aprire numerose parentesi pure con alcuni risvolti patologici.
Molti che dicono “l’amavo più di me stesso, ma oggi lo odio come fosse il mio peggior nemico”: allora non esiste l’amore sopra ogni cosa che decantano i poeti, così come gli sposi avanti all’altare?!
L’“amore “ è “fusione” con l’altro oppure una bislacca falsità invisibile agli occhi di coloro impegnati in una relazione?
Che sia vero quel detto che decanta la possibilità di conoscere una persona solo quando ci litighi? Che sia, pertanto, realistico pensare di poter capire davvero cosa provi per l’altro solo nel momento della crisi?
È possibile. Risolvibile? Forse no, ma potremmo trovare una sorta di compromesso – o dovremmo, alla luce del rischio per cui uno dei perni della vita sociale potrebbe essere qualcosa di impossibile da descrivere oggettivamente -.
Lo snodo, forse, potrebbe assumere la forma della più semplice casualità ed inaspettata fortuna di trovare chi declina nel nostro stesso modo la parola “amore”… Buon tutto a voi
Vanessa Vane Bonaiti