Completamente assorbiti, chi dal pericolo Covid, chi – al contrario – dalla rabbia per quella definita ingiusta compressione di diritti costituzionali tra cui la libertà di movimento, molti di noi hanno apparentemente scordato altre problematiche di varia gravità che rappresentano annose ed irrisolte questioni.
Naturalmente, le prime ad essere messe un po’ ai margini dei nostri pensieri sono quelle legate al mondo animale che però – ahimè – non solo non hanno trovato valide soluzioni, ma anzi vanno via via acuendosi man mano cresce l’indifferenza della gente per chi è “altro da sé’”.
Ecco che le lamentele avanzate da coloro che rivendicano la totale libertà di movimento mi porta inevitabilmente a pensare alla triste sorte dei cosiddetti “richiami vivi”.
Attenzione: questo non vuole essere un attacco alla pratica della “caccia“ che porta con sé indiscutibili vantaggi all’eco sistema, semmai una dichiarazione di guerra a quelli che la caccia la praticano senza rispetto alcuno della dignità degli animali.
Sapete cosa sono i “richiami vivi”? Sono piccoli uccelli migratori catturati vivi e rinchiusi fino alla morte in luoghi angusti e bui con l’obiettivo di far perdere loro la cognizione del tempo, portandoli a cantare anche fuori stagione e attirando, così, altre prede grazie alle esche sonore!
Spesso accecati con mozziconi di sigaretta per spingerli a cantare più intensamente agitati dal terrore.
Non si può augurare la morte in atroci sofferenze a queste bestie umane perché – diceva mia nonna – “poi ti torna indietro”… Va bene, ma almeno non fingiamo che questa pratica, così come le mille altre barbare da allevamenti intensivi, non esista!
Ebbene, nel mese di maggio un assessore della Giunta Regionale Lombarda ha chiesto l’ennesima deroga alla Direttiva Uccelli per consentire la cattura di alcuni esemplari migratori da cedere ai cacciatori per la caccia di appostamento. Dicono che è tutto a norma di legge. Voti facili? Probabilmente.
La coscienza invece?
Buon tutto a voi.
Vanessa la Vane Bonaiti